Ticino
Al Comune la “Peppa tencia” di Vigino?
Immagine CdT
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Daniele Coroneo
3 anni fa
Il Cantone propone al Comune di Castel San Pietro la cessione della masseria di Vigino, ma il Municipio è dubbioso. L’ipotesi investitore privato pare scartata

“È un regalo che somiglia soprattutto a una Peppa tencia”. L’immagine scelta da Alessia Ponti, sindaca di Castel San Pietro, ben descrive lo spirito con il quale il Comune di Castel San Pietro ha accolto la risposta giunta negli scorsi giorni dal Consiglio di Stato in merito ai destini della masseria di Vigino, bene culturale tutelato a livello cantonale. Il Governo propone al Comune una cessione gratuita dello stabile e dell’area circostante, di cui è proprietario.

“Dovremmo però investire diversi milioni di franchi, anche una decina, per potere mettere in sicurezza la masseria (in forte stato di degrado, ndr)”, ci spiega Alessia Ponti. “Si tratterebbe di un investimento significativo, anche per un Comune dalle finanze solide come Castello”. Che, comunque, secondo le previsioni contenute nel piano finanziario 2022-2026, potrebbe vedere disavanzi attorno ai 3 milioni ogni anno fino almeno al 2026. Il Municipio quindi ancora non risponde all’offerta del Cantone, il quale potrebbe anche partecipare finanziariamente a un impegno da parte del Comune. Ponti assicura comunque che Castel San Pietro farà di tutto per garantire il restauro della masseria.

Troppo tardi?
In ogni caso, per l’inizio di eventuali lavori si dovrà attendere alcuni anni, imposti dai tempi della politica. “Sicuramente in questa legislatura non ci sarà tempo per realizzare alcunché. Occorre passare davanti al Consiglio comunale e capire cosa fare di quest’area”. Ma la prossima legislatura inizia nel 2024 e il precario stato strutturale della masseria sembra non potere attendere oltre. “È proprio per questo che avevamo sollecitato il Cantone a occuparsi almeno della messa in sicurezza dell’area”, commenta la capa dell’Esecutivo di Castello. Su quest’ultimo punto, il Cantone aveva stanziato un credito di 400’000 franchi per interventi urgenti e prossimamente sarà dato mandato a uno specialista di valutare lo stato dell’edificio a seguito di questi lavori puntuali.

I privati non sono la via
Negli scorsi anni, Comune ed Ente regionale di sviluppo avevano individuato nel 2018 un imprenditore della zona disposto a investire nell’area per realizzare un progetto a fini pubblici. La cessione era però naufragata in quanto il Cantone aveva richiesto 800’000 franchi invece del franco simbolico inizialmente pattuito. Il Cantone vorrebbe ora che la masseria, “idealmente”, come si legge nell’offerta trasmessa al Comune, diventi di proprietà comunale o di una fondazione di diritto pubblico. Tornare a bussare alla porta dell’imprenditore è quindi un’eventualità remota. Anzi, c’è il sospetto che questa richiesta sia stata formulata appositamente dal Governo per escludere la possibilità che si torni a trattare con l’imprenditore inizialmente interessato.

Che succede ora
E allora cosa fare? “Il prossimo passo sarà prendere nuovamente contatto con l’Ente regionale di sviluppo e con i Comuni della regione” per un’eventuale collaborazione, risponde Alessia Ponti, che tuttavia su questo non si fa troppe illusioni: “Ogni Comune ha le proprie finanze e i propri progetti con i quali fare i conti”.

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