Svizzera
Votazioni federali, le reazioni dei partiti ticinesi
© CdT/ Chiara Zocchetti
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Redazione
3 anni fa
La bocciatura di entrambe le iniziative popolari delude il PS e rallegra l’UDC. Per il PPD è una mezza soddisfazione

Il popolo svizzero si è pronunciato con un doppio no nei confronti delle due iniziative popolari in votazione quest’oggi. Respinta infatti sia quella “Per imprese responsabili – a tutela dell’essere umano e dell’ambiente”, sia quella “Per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico”.

Il PS si dice “molto deluso per la bocciatura dell’iniziativa sulle multinazionali responsabili dovuta alla maggioranza dei cantoni”. Attraverso un comunicato, il partito cantonale sostiene tuttavita che “la metà degli elettori, compresi quelli del canton Ticino, non vuole più vedere le aziende svizzere violare i diritti umani e distruggere l'ambiente all'estero senza subire nessuna conseguenza. Per il PS è chiaro che il No di oggi non è un lasciapassare gratuito per le grandi imprese svizzere e si impegnerà affinché esse rispettino le regole e assumano la loro responsabilità”.

Grande delusione del PS anche per il No all'iniziativa sul commercio bellico. “Un voto positivo avrebbe contribuito a creare un mondo più pacifico”, dichiara il co-presidente del partito cantonale Fabrizio Sirica. “Il denaro della Svizzera continuerà così a cofinanziare le guerre di questo mondo. Non ci dovremo quindi sorprendere se molte persone si vedranno ancora costrette a fuggire dalle zone di guerra”.

L’UDC, al contrario, “si rallegra per il rigetto delle iniziative dell’estrema sinistra”. Per i democentristi, “Le cittadine e i cittadini hanno così scongiurato gravi danni alle imprese svizzere e agli istituti di previdenza. Del fatto che il risultato sia stato di misura, sono corresponsabili alcune associazioni economiche, prima fra tutti Economiesuisse: questa è la fattura che paghiamo perché non osano distanziarsi con coraggio dai rossoverdi”.

L’UDC prende inoltre atto “con sollievo” del no all’iniziativa per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico: “Le cittadine e i cittadini hanno così rafforzato la sicurezza della Svizzera e inflitto uno scacco a chi vorrebbe abolire l’esercito. Perché questo è e rimane l’obiettivo finale del Gruppo per una Svizzera senza Esercito (GSsE), che aveva lanciato questa iniziativa”.

Il PPD fra dispiacere e soddisfazione. Il partito cantonale si era infatti espresso a favore dell’iniziativa per le imprese responsabili e “saluta con particolare piacere l’ampio sostegno ottenuto dalla popolazione, sia in Ticino che in Svizzera”, si legge in una nota. “Purtroppo si prende atto con dispiacere della bocciatura dell’iniziativa a livello nazionale da parte della maggioranza dei Cantoni. Le Autorità federali, a questo punto, non potranno ignorare la volontà della maggioranza dei cittadini svizzeri, che hanno ritenuto valide le motivazioni dell’Iniziativa”.

Per quanto concerne invece l’iniziativa popolare per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico, il PPD “prende atto con soddisfazione del risultato ottenuto, in linea con le attese e le speranze del Partito cantonale e nazionale. I cittadini hanno compreso che gli strumenti proposti dall’iniziativa erano estremi. La Svizzera infatti vieta già oggi il finanziamento diretto di materiale bellico”.

Per il comitato interpartitico cantonale, “L’iniziativa per le imprese responsabili mirava a dei nobili obiettivi: il rispetto dei diritti umani e la tutela delle norme ambientali internazionalmente riconosciute. Ma questi non possono giustificare l’utilizzo di qualsiasi mezzo”, si legge in un comunicato firmato dal coordinatore Marco Martino.

“L’iniziativa - prosegue la nota - oltre a mancare i suoi obiettivi, avrebbe rappresentato un boomerang sia per i paesi terzi in cui le nostre imprese operano, che per la stessa piazza economica della Svizzera. Tutto questo proprio nel bel mezzo della peggior crisi economica degli ultimi decenni. Ma fortunatamente, il popolo non si è lasciato ingannare da un testo dell’iniziativa che non lasciava spazio ad interpretazioni”.

Per quanto riguarda il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico, “La maggioranza del popolo e dei Cantoni ha fortunatamente respinto la pericolosa iniziativa. Questa aveva sicuramente dei nobili obiettivi, tuttavia, gli strumenti per realizzarli erano sbagliati e si spingevano troppo oltre. La quota rigida del 5% avrebbe reso più costoso l’investimento di denaro della nostra previdenza per la vecchiaia e avrebbe gettato a mare le comprovate strategie d’investimento dei regimi pensionistici statali e professionali. Le richieste estreme del GSsE avrebbero causato molti problemi, come la limitazione degli investimenti e il considerevole aumento della burocrazia e dei costi. Le nostre rendite sarebbero, inoltre, diventate più incerte, in un momento in cui le nostre pensioni si trovano di fronte a grandi sfide”, conclude Martino.

Dal canto loro, i Verdi del Ticino sono “delusi per la non riuscita dell’iniziativa ‘multinazionali responsabili’, che vede i Cantoni nettamente contrari mentre la popolazione vincere di misura, ma ringraziano le ticinesi e i ticinesi che l’hanno accolta con il 54% dei voti”.

I verdi sono inoltre “dispiaciuti per il fatto che l’iniziativa ‘contro il finanziamento di produttori di materiale bellico’ non sia stata approvata, ma riconoscono che l’iniziativa ha avuto il pregio di sensibilizzare e mobilitare una buona parte della popolazione su un tema così importante e poco conosciuto, anche grazie al grande lavoro delle Giovani Verdi. Il dibattito non si ferma di certo oggi”.

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