
In una famiglia su due in Svizzera si litiga per l’utilizzo del telefonino, è quanto emerge da uno studio di AXA in collaborazione con Sotomo. Il 55% dei genitori, infatti, dichiara di scontrarsi con i propri figli, tra i 6 e i 17 anni soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo di piattaforme o app specifiche oppure per il tempo di utilizzo dello smartphone. Dati non sorprendenti per la professoressa dell’Università della Svizzera Italiana Anne-Linda Camerini: "I ragazzi che litigano con i genitori su eventuali limiti è una cosa che vediamo anche in altri ambiti", ci spiega la docente. "parliamo ad esempio di quanto tempo possono avere sulla console o un altro device. Non parliamo solo del digitale in termini di smartphone, ma anche solo per quanto tempo possono uscire la sera con gli amici, la possibilità di andare a fare una vacanza con gli amici. È un modo per aumentare i propri spazi e avere sempre meno limiti. Il problema che abbiamo è che è una questione sempre più precoce".
Rischi e benefici
Preoccupazioni, rivela lo studio, che spaziano dal cyberbullismo confermato dal 43% degli intervistati, al cybergrooming, ovvero l’adescamento online da parte di terzi. Al 37% inoltre preoccupa l’esposizione a contenuti sessualmente espliciti seguono poi a ruota inquietudini legate all’uso eccessivo, violenza e odio. L’utilizzo dei telefonini però ha portato a molti benefici negli anni come sottolinea anche il sondaggio. L’accesso alla conoscenza, l’utilizzo dei supporti didattici e le competenze tecniche sono i vantaggi maggiori. Telefonino sì, telefonino no, un dilemma sorge quando entra in gioco l'esclusione sociale: "Un altro beneficio è proprio anche rimanere in contatto", afferma Camerini. "I giovani si scambiano con i propri amici uno spazio esteso che va oltre la scuola. Quando poi un ragazzo non ha il cellulare e non può far parte di questa comunità online si sente escluso e questo è un dilemma", ci spiega l'esperta.
Chi responsabile?
Una problematica che coinvolge tutta la società. Al ruolo dei genitori nel sensibilizzare i figli si aggiunge quello scolastico. L’81% degli intervistati, infatti, è favorevole a vietare il telefonino a scuola: "Dobbiamo rendere il tema in ambito scolastico non più un tabù. Si deve tematizzare l'argomento ed educare, non vietare. È una strategia che il DECS porta avanti. Noi siamo un Cantone in cui le competenze mediali e digitali fanno parte del piano di studio", dice Camerini. Le restrizioni che però dovrebbero arrivare dalle piattaforme stesse. "Parliamo di un triangolo", spiega sempre Camerini. "C'è anche una terza componente: i provider, le piattaforme sono in una situazione di conflitto. Da un lato vogliono avere i giovani presenti sulle loro piattaforme perché questo è il loro modello di business. Loro monetizzano su questo uso spasmodico in cui i giovani continuano a scrollare. Queste piattaforme, in realtà, per il momento, fanno poco o niente e nessuno chiede loro di fare qualcosa in più. A livello europeo c'è però l'obbligo a moderare i contenuti".