Svizzera
Stop del Nazionale alla ristrutturazione della Posta, Marchesi: "È un grido di preoccupazione"
© Ticinonews
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Redazione
un mese fa
La Camera del popolo ha approvato una mozione che chiede al Consiglio federale di elaborare una revisione della legge sulla Posta per definirne il mandato di servizio universale e il settore di attività. Ne abbiamo parlato con Piero Marchesi, presidente della deputazione ticinese alle Camere federali.

Per il Consiglio nazionale "bisogna chiarire il mandato di servizio universale della Posta e il suo settore di attività prima di effettuare qualsiasi ulteriore ristrutturazione". È quanto deciso ieri dalla Camera del popolo, che ha votato una mozione in questo senso con 113 voti a favore, 60 contrari e 18 astensioni. Un tema su cui il Consiglio degli Stati deve ancora esprimersi. La politica ha così deciso di prendere posizione sulla strategia "La Posta di domani", ovvero il progetto del Gigante giallo che intende chiudere 170 filiali gestite in proprio nei prossimi quattro anni, una ventina delle quali nella Svizzera italiana, "per far fronte al forte calo registrato negli ultimi quattro anni dalle tradizionali operazioni allo sportello, come i versamenti". Quanto fatto ieri dalla Camera bassa "è un grido di preoccupazione che mette in discussione la strategia de La Posta e chiede tempo per verificare se le proposte messe in campo dal Consiglio di Amministrazione siano o meno condivise dalla politica", spiega a Ticinonews Piero Marchesi, consigliere nazionale Udc e presidente della deputazione ticinese alle Camere federali.

"Il Consiglio federale può dare le proprie indicazioni"

Marchesi dice di capire la posizione di Roberto Cirillo, direttore generale della Posta. "Ha un mandato molto chiaro dal Consiglio federale e deve cercare di mantenere il servizio universale del Gigante giallo adattandolo alla situazione attuale. Bisogna dire che sempre meno persone si recano in un ufficio postale e questo è un aspetto sul quale chi gestisce questa azienda deve interrogarsi". Dall'altra parte, però, "bisogna dire che la Confederazione rappresenta l'azionista unico della Posta, dunque il Consiglio federale, in qualità di rappresentante degli azionisti, può dare le proprie indicazioni alla direzione". Al momento manca ancora la posizione del Consiglio degli Stati, "ma se la Camera alta dovesse seguire quanto deciso da quella bassa, il Governo non potrà far finta di nulla".

"L'utile della Posta finanzia altri servizi"

Ci sono infine due aspetti che per Marchesi non vanno sottovalutati ed entrambi riguardano il lato economico dell'attività. "Nelle zone periferiche l'agenzia postale ospitata presso un'attività privata può rappresentare un aiuto per questi commerci, perché a volte il contributo annuale pagato dalla Posta a chi offre il suo servizio può risultare determinante per la sopravvivenza della stessa attività". Inoltre, conclude il presidente della deputazione ticinese alle Camere federali, "la Posta paga alla Confederazione 50 milioni di dividendi all'anno. Soldi che vanno a finanziare altri servizi offerti da Berna. Se la politica imponesse al Gigante giallo di tenere aperti tutti gli uffici, probabilmente gli utili verrebbero azzerati e alla Confederazione mancherebbero questi milioni".