
I lavori di scavo per il secondo traforo del San Gottardo sono in corso dal 14 febbraio scorso. Sul versante nord, la perforazione con metodologia meccanizzata procede secondo i piani: la fresa (TBM) ha raggiunto il metro 2'500 della galleria; in ottobre l’avanzamento è stato di 250 metri. Contemporaneamente, la zona di disturbo geologico «Mesozoico» nella metà settentrionale del tunnel, a circa 4 km dal portale, è stata raggiunta tramite cunicolo realizzato separatamente con un’altra fresa e si è proceduto allo scavo con metodo convenzionale. Queste operazioni si sono concluse già in settembre e, come previsto, hanno permesso di ridurre in modo decisivo i rischi per lo scavo principale lato nord.
TBM a sud nuovamente in funzione dalla primavera 2026
Mentre lo scavo a nord prosegue come programmato, l’avanzamento della TBM sul versante sud è stato interrotto in modo controllato il 23 giugno scorso dopo circa 190 metri. Un ammasso roccioso parzialmente instabile e caratterizzato da evidenti fratture e cavità rende impossibile procedere in sicurezza con uno scavo meccanizzato e potrebbe anche danneggiare la fresa. L’USTRA ha quindi deciso di scavare i circa 500 metri del tratto restante della Tremola, interessata da un quadro geologico complesso, ricorrendo alla tecnica dei brillamenti (abbattimento parziale, solo calotta). A tal riguardo, utilizzando l’esplosivo, per fine ottobre è stato realizzato un cunicolo di collegamento dal cunicolo di accesso sud all’altezza della seconda canna. Da allora è in corso lo scavo in controavanzamento verso la TBM in direzione sud. Ad oggi sono stati scavati approssimativamente 50 dei circa 250 metri complessivi in questa direzione. Contemporaneamente procedono le operazioni di abbattimento tradizionale con brillamenti anche in direzione nord, affinché la fresa possa essere reimpiegata a partire dalla primavera 2026, dal metro 740 della galleria e in presenza di un ammasso roccioso stabile.
Altri lavori a sud a buon punto
Gli altri lavori sul versante sud procedono come da programma: la zona di disturbo geologico «Guspis», a circa 4 km dall’imbocco, è stata scavata al 58%, limitando così in modo significativo anche i rischi per lo scavo principale da sud. Ad Airolo sono visibili altresì i primi elementi del ponte Valnit, opera di circa 250 metri che scavalcherà anche un invaso.
Ripercussioni su tempistiche e costi
Allo stato attuale, gli adeguamenti descritti comportano un ritardo compreso tra sei e otto mesi e costi aggiuntivi di circa 15–20 milioni di franchi. Budget di progetto e programma lavori prevedono riserve per rischi di questo tipo. Per compensare eventuali dilazioni, se necessario, l’USTRA valuta anche la possibilità di operare su tre turni sette giorni su sette, anticipando ulteriori lavori o prolungando lo scavo da nord. Provvedimenti di questo tipo potrebbero accelerare le tempistiche, ma comporterebbero a loro volta dei costi. L’USTRA, pertanto, vaglia attentamente quali strategie adottare in caso di necessità. L’obiettivo è contenere quanto più possibile il rischio sopraggiunto in fase di scavo da sud, in modo da poter rispettare quanto pianificato in termini di costi complessivi e programma lavori.
