Svizzera
Se Ginevra fosse un paese sarebbe a rischio
Foto Shutterstock
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Marco Jäggli
4 anni fa
Se il cantone sul Lemano fosse uno stato estero, rientrerebbe nei criteri dell’UFSP per la lista dei paesi a rischio. A cosa si deve quest’aumento?

60 nuovi casi su 100’000 abitanti negli ultimi 14 giorni. Questa la fatidica soglia decisa dall’Ufficio federale della sanità pubblica per rientrare nei paesi a rischio, per i quali è necessaria quindi una quarantena di 10 giorni al rientro in Svizzera. Guardando i dati, quello che emerge è che Ginevra, se fosse uno stato estero, dovrebbe ormai essere presente in questa lista: sono infatti 513 i contagi rilevati nelle ultime due settimane nel cantone secondo il sito corona-data.ch, dato che diviso per la popolazione equivale a circa 103 casi su 100’000 abitanti. Una situazione che evidentemente non è passata inosservata neanche all’estero, vista la recente decisione delle autorita del Belgio di inserire Ginevra, Vaud e Vallese nei paesi in lista rossa, verso i quali i viaggi “non sono possibili o autorizzati”.

Le cause dell’aumento
Nicola Low, epidemiologo dell’Università di Berna, intervistato da 20 Minuten, ha spiegato che che, guardando i dati, «Ginevra attualmente è un hotspot. Se fosse una nazione, l’UFSP avrebbe dovuto inserirlo nell’elenco» Secondo Low il rapido aumento dei casi è dovuto soprattutto alla posizione e alla densità urbana del cantone: “Ginevra è al confine con la Francia, è un cantone molto densamente popolato vista la presenza della città e ha un suo aeroporto internazionale”, tutti fattori che contribuiscono alla diffusione del virus. Dal canto suo Antoine Flahault, capo dell’Istituto per la salute globale dell’Università di Ginevra, pur essendo preoccupato sottolinea come questo aumento potrebbe anche essere in relazione all’aumento dei test: “Se il numero di test viene triplicato, come è avvenuto dalla fine di maggio”, ha spiegato Flahault al giornale d’oltralpe, “verranno scoperti anche più casi e, potenzialmente, hotspot di contagio”.

Il Cantone corre ai ripari
Ginevra non ha però assistito immobile all’aumento dei casi: settimana scorsa infatti le autorità avevano preso una serie di misure d’urgenza per rallentare la diffusione. Tra queste, la chiusura dei club notturni, l’imposizione dell’obbligo delle mascherine nei negozi e in aeroporto e per i clienti in piedi di bar e ristoranti. “La situazione deve essere attentamente monitorata nei prossimi giorni e settimane”, afferma Flahault, secondo il quale se i numeri continuassero a salire, magari con un aumento della mortalità, potrebbero essere necessarie misure a livello federale. Anche se, spiega, “al momento è prematuro”.

Cassis risponde al Belgio
Nel frattempo l’inclusione dei diversi cantoni romandi nella lista rossa ha spinto il Consigliere federale Ignazio Cassis a mobilitarsi. In un Tweet infatti il responsabile del Dipartimento degli affari esteri ha dichiarato di aver parlato con il suo omologo belga Philippe Goffin e di aver ottenuto una rivalutazione della situazione, che secondo quanto riportato dovrebbe essere effettuata oggi.

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