
Con le sue proposte per garantire la stabilità finanziaria il Consiglio federale si è spinto troppo oltre. È il giudizio dell'Associazione svizzera dei banchieri (ASB), che parla di possibili danni per l'intero paese. "Dalla reazione a una crisi per colpa propria di una singola banca è nata un'ondata di regolamentazioni per tutti gli istituti", si rammarica l'ASB in un comunicato odierno. "Molte delle misure proposte hanno poca attinenza con le cause del crollo di Credit Suisse". Secondo l'organizzazione, diversi provvedimenti non colgono nel segno e rischiano di indebolire la piazza finanziaria e l'economia elvetica, in un contesto di crescenti rivalità geopolitiche e di deregolamentazione internazionale. "Un simile sviluppo deve essere evitato a tutti i costi", si legge nella nota. Ciò appare particolarmente evidente nella proposta di inasprimento dei requisiti patrimoniali per UBS, "che sono ancora più estremi rispetto al rapporto 2024 dell'Esecutivo": non seguono alcuno standard internazionale e sono massicciamente più elevati rispetto ad altri centri finanziari.
"Non dobbiamo indebolirci inutilmente dal punto di vista economico"
La debolezza del quadro normativo che ha contribuito al crollo di Credit Suisse (CS) non è dovuta a requisiti patrimoniali troppo bassi, ma piuttosto a esenzioni di ampia portata da tali requisiti e a valutazioni eccessive degli attivi, sostiene l'ASB. L'insegnamento mirato da trarre è quindi quello di escludere tali esenzioni in futuro e di garantire che i metodi di valutazione siano appropriati e affidabili. "La Svizzera ha sviluppato una piazza finanziaria forte anche grazie a una regolamentazione proporzionata ed efficace", argomenta il presidente dell'associazione Marcel Rohner, citato nel documento per la stampa. "Soprattutto in un periodo di sconvolgimenti globali e di tensioni geopolitiche, in cui l'affidabilità e la credibilità diventano sempre più importanti, non dobbiamo indebolirci inutilmente dal punto di vista economico. Ma questa sarebbe proprio la conseguenza di alcune proposte del Consiglio federale. La nostra ambizione deve essere quella di trovare una regolamentazione intelligente che sia proporzionata ed efficace e che mantenga la nostra forza economica".
"Aumento del costo di prestiti e servizi"
"Con le proposte volte a migliorare la liquidità e a rafforzare la responsabilità dei dirigenti, nonché una politica retributiva sostenibile, il Consiglio federale trae i giusti insegnamenti dalla crisi di Credit Suisse", gli fa eco il direttore dell'ASB Roman Studer, a sua volta citato nel comunicato. "Il pacchetto normativo è però in parte sovraccarico e in parte dannoso. Requisiti patrimoniali estremi non risolvono i problemi, ma ne creano di nuovi. Se le banche devono detenere molto più capitale, possono concedere meno prestiti e i loro costi di capitale aumentano". Questo, in ultima analisi, "si ripercuote su tutti noi. Imprenditori e clienti ne pagheranno il prezzo con la carenza e l'aumento del costo di prestiti e servizi", conclude il dirigente.
Reazioni positive
La Banca nazionale svizzera (BNS) approva invece le misure sulle banche decise oggi dal Consiglio federale. Sono fondamentali per rafforzare la resilienza degli istituti, nonché la loro capacità di risanamento e liquidazione in caso di crisi, garantendo nel contempo la stabilità del sistema finanziario, argomenta la BNS in un breve comunicato. Anche la Finma accoglie con favore i provvedimenti proposti dal Governo per garantire la stabilità delle banche: si tratta di accorgimenti centrali per rafforzare la resilienza degli istituti in caso di crisi e dunque la tenuta dell'intero sistema finanziario, afferma l'autorità di vigilanza. In un comunicato odierno essa prende atto in modo positivo in particolare dei nuovi poteri previsti per la Finma negli ambiti di corporate governance, intervento precoce, stabilizzazione, risanamento e liquidazione, nonché l'introduzione di maggiori requisiti riguardo al capitale proprio per banche di rilevanza sistemica con controllate all'estero.