
I movimenti che hanno organizzato la manifestazione pro Palestina di sabato scorso a Berna hanno denunciato le violenze della polizia di cui si ritengono vittime. Secondo loro il numero di manifestanti feriti si attesta a 326.
"Brutalità senza mezze misure"
In un comunicato odierno la trentina di organizzazioni coinvolte, tra cui Waves of Freedom responsabile della flottiglia svizzera per Gaza, esprimono il loro punto di vista sugli scontri che hanno sconquassato la città federale. "Avendo constatato un trattamento mediatico distorto, desideriamo fornire la nostra versione dei fatti", si legge nella nota. La polizia bernese avrebbe applicato una "brutalità senza mezze misure", in particolare nel momento in cui manifestanti stavano facendo ritorno verso la stazione. "Da un lato è stato azionato un cannone ad acqua, dall'altro i manifestanti sono stati colpiti da spray al pepe e manganellate", scrivono le organizzazioni. Un episodio che, secondo quanto riportato, avrebbe provocato numerosi feriti tra i dimostranti, ritrovatisi separati in due gruppi.
Privati dei loro diritti fondamentali
A quel punto una parte del gruppo sarebbe stata circondata dalle forze dell'ordine, che secondo gli organizzatori, avrebbero privato i manifestanti dei loro diritti fondamentali per quasi dodici ore. Durante questo periodo di tempo non sarebbe stato consentito l'accesso ai bagni, né distribuiti cibo e coperte nonostante la temperatura di 7°C, mentre il numero di bottiglie d'acqua disponibili era insufficiente. La coalizione di associazioni sostiene che in questa circostanza si siano pure verificati dei casi di ipotermia.
La presa di posizione delle autorità
Di tutt’altro tenore la reazione delle autorità. La polizia bernese ha condannato la violenza nei confronti degli agenti: "La violenza nei confronti della polizia e dei servizi di soccorso non deve mai essere considerata come normale e deve essere condannata”, ha sottolineato il presidente dell’Associazione di polizia del Canton Berna Adrian Wüthrich. La Federazione svizzera dei funzionari di polizia (FSFP) e diversi attori politici avevano già preso posizione nel fine settimana, condannando le violenze e i discorsi di odio registrati in piazza.