
In Svizzera il costo delle case e degli affitti è destinato a rimanere alto nel breve periodo. Nel 2023 i prezzi del mercato immobiliare dovrebbero infatti essere in grado di mantenere il loro livello elevato, registrando un piccolo incremento. Solo nell’anno successivo, stando a uno studio di Credit Suisse, bisogna attendersi una lieve flessione. “Al momento sono due i fattori che influenzano il mercato svizzero: l’aumento dei tassi di interesse da un lato e la penuria crescente di spazio abitativo dall’altro”, spiega a Ticinonews la responsabile dell’analisi politico-economica per Credit Suisse Sara Carnazzi-Weber. Per quanto concerne le proprietà abitative, “a seguito dell’aumento dei tassi si è osservato un forte calo della domanda ma, dato che l’attività di costruzione è ancora debole, i pezzi non sono ancora entrati in una fase di calo”. Per il 2023 non si prevedono correzioni su larga scala.
La situazione degli affitti
Sul mercato degli appartamenti in affitto, invece, la forte domanda si è scontrata con un’attività molto debole di costruzione di nuovi appartamenti e questo “ha permesso in poco tempo di assorbire quell’eccesso di offerta che si era prodotto negli ultimi anni e di passare a una situazione di penuria dello spazio abitativo, con degli affitti destinati ad aumentare in diverse regioni”, prosegue Carnazzi Weber.
Come sta il nostro cantone?
Il Ticino si iscrive in queste tendenze, ma in modo molto meno pronunciato, poiché l’attività di costruzione sia a livello di proprietà abitativa sia a livello di appartamenti in affitto “non è così debole come a livello svizzero: sul mercato della proprietà abbiamo prezzi che già l’anno scorso erano stati meno alti rispetto alla media nazionale e sul mercato degli appartamenti in affitto abbiamo ancora quote di sfitto importanti”, precisa Carnazzi Weber. “Parliamo di un tasso del 5%, oltre il doppio di quanto si osserva a livello nazionale”. In Ticino si costruisce infatti di più e la domanda non riesce ad assorbire tutta l’offerta così velocemente. Tuttavia, negli ultimi due anni, “si è assistito nel nostro cantone un cambio di ritmo: stiamo riassorbendo la disponibilità eccessiva, anche se non siamo ancora arrivati al livello di altre regioni”. Se però anche quest’anno l’immigrazione, come da previsione, sarà sostenuta, “la domanda dovrebbe mantenersi a un livello elevato e permettere quindi di continuare a riassorbire offerta eccessiva”.
Nessun brusco cambiamento
Secondo Carnazzi Weber, la situazione del mercato immobiliare in Svizzera è comunque migliore rispetto all’estero, poiché il livello di inflazione nel nostro Paese è più basso “e non prevede bruschi e drastici aumenti di prezzi come avviene altrove”. Questo “permette al mercato di riposizionarsi gradualmente, evitando sbalzi improvvisi”.
Cosa ci aspetta
Per quanto concerne il futuro, ci stiamo muovendo verso una situazione di penuria. Dovrebbero mancare circa 15'000 alloggi entro il 2024. Anche a livello di domande di costruzione non si vede un cambio di tendenza. Come fare per operare un cambiamento? “Modificare le leggi richiede tempo", commenta Carnazzi Weber. "Ci sono però altri elementi che si potrebbero sfruttare: rendere le procedure di autorizzazione più semplici, cercare di limitare le opposizioni quando non giustificate e tentare di aumentare i gradi di sfruttamento delle aree urbane dove questo è sensato”.
La sfida climatica
A partire dal 2050, la Svizzera non dovrà più emettere nell’atmosfera più gas serra di quanti ne possano essere assorbiti dai serbatoi naturali o tecnici (emissioni nette pari a zero). Una sfida impegnativa, che coinvolge anche il settore immobiliare. L'obiettivo "è realizzabile, ma solo a condizione di accelerare la sostituzione di impianti di riscaldamento, che per circa il 60% degli immobili svizzeri sono ancora nel comparto del fossili". Nonostante gli ostacoli importanti non manchino "secondo i nostri scenari è possibile ottenere questo risultato, ma bisogna partire dall’idea di aumentare le vendite di pompe calore". Per questo "saranno necessari ulteriori incentivi e un magari un inasprimento della legislazione da parte del settore pubblico", conclude Carnazzi Weber.