Mondiali 2022
Fascia arcobaleno, “La FIFA dovrebbe garantire la libertà di espressione”
Redazione
un anno fa
Sette squadre, tra cui la Svizzera, volevano scendere in campo con la fascia “One Love” a favore dei diritti della comunità Lgbt+. Ma la decisione della FIFA di sanzionare le squadre con un cartellino giallo ha fatto cambiare idea alle nazionali. Ticinonews ha voluto approfondire il tema con Marco Coppola, consulente di Zona Protetta.

Continuano a fare discutere i Mondiali di calcio che si stanno svolgendo in Qatar. E a far parlare -per ora- sono più le azioni decise fuori dal campo che quelle palla al piede. Tra queste quella della FIFA di sanzionare con un cartellino giallo i giocatori che scendono in campo con la fascia “One Love” a favore dei diritti della comunità Lgbt+, discriminata in Qatar, così come in altri paesi. Sette le squadre, tra cui la Svizzera, che volevano indossarla, ma di ieri la notizia che Xhaka, capitano della Nazionale rossocrociata, non la porterà. Così come i capitani di Inghilterra, Belgio, Germania, Danimarca, Olanda e Galles. Come leggere questa situazione? Ticinonews ne ha parlato con Marco Coppola, consulente di Zona Protetta.

Di fronte a quest'ultima notizia qual è il suo punto di vista?

"Sono orientato a vedere il bicchiere mezzo pieno. Il fatto che se ne parli, che si ricordi che esistono nazioni come questa, in cui essere omosessuali è punito con la reclusione da 1 a 3 anni, mi sembra un dato di consapevolezza importante. Quello che 7 Nazionali, inclusa la nostra, abbiano comunque deciso di essere solidali con una causa, quella dei diritti fondamentali e in particolare verso le persone Lgbt+, non è una cosa così scontata. Fino a pochi anni fa nessuna Nazionale avrebbe preso una posizione simile. Sarei orientato a dire che il semplice fatto di aver preso questa posizione sia un successo. Purtroppo esistono delle forti contraddizioni: quella della FIFA di chiedere di modificare la fascia per capitani, quella di scegliere una Nazione come questa per celebrare i Mondiali, e che per quanto da una parte si dichiari l'inclusione di tutti, dall'altra si chiede di rispettare le proprie regole del codice penale, che comunque violano i diritti fondamentali".

Dire che lo sport non dovrebbe occuparsi delle questioni politiche è un po' come nascondere la testa sotto la sabbia, a scriverlo è un nostro ascoltatore. Una cosa è lo sport e un'altra è la politica?

"Direi che lo sport potrebbe essere, e lo è, un luogo dove si possono promuovere valori di inclusione e di promozione della salute in senso positivo, così come di diritti fondamentali, perché tutti giochiamo una partita, quale che sia la nostra condizione fondamentale. Più che una questione politica, quindi, è una questione di diritti fondamentali. Qui si parla del diritto a esistere. Provate a immaginare un calciatore Lgbt+ come dovrebbe sentirsi in un Mondiale come questo, o qualcuno che vuole vedere una partita di calcio in questa condizione. Per quanto ci siano buoni dichiarazioni - "Rispetteremo tutti" - in Qatar hanno un codice penale che parla di reclusione da 1 a 3 anni per il semplice fatto di essere omosessuali. Lo sport dovrebbe essere un luogo di inclusione".

I calciatori avrebbero dovuto sfidare la FIFA e scendere lo stesso in campo con questa fascia?

"Questa mi sembra una richiesta esorbitante rispetto a una posizione che hanno preso ben chiara. La responsabilità è della Fifa che sbaglia a fare questo genere di richiesta di non portare la fascia, quando dovrebbe garantire la libertà di espressione, di difesa dei diritti umani, di qualunque calciatore".

 

I tag di questo articolo