
La notizia di oggi relativa all’elezione della Svizzera nel Consiglio di sicurezza dell’Onu ha inevitabilmente suscitato le immediate reazioni da parte dell’intero mondo politico. L'Udc, da sempre contraria, ritiene che l'elezione odierna trascinerà il paese in conflitti esteri. Tutti gli altri partiti, invece, esprimono soddisfazione.
“Solo l'Udc è a favore di una Svizzera neutrale e sicura”
“Oggi il nostro Paese ottiene un seggio nel Consiglio di sicurezza dell'Onu. Questo organismo di superpotenze decide chi va in guerra e chi in pace. Gli altri partiti ci stanno trascinando in conflitti esteri. Solo l'Udc è a favore di una Svizzera neutrale e sicura”, scrive il partito democentrista su Twitter.
Le voci dei favorevoli
Di tutt’altro tenore il commento del partito socialista, secondo cui “la Svizzera può fornire un importante servizio alla comunità internazionale grazie alla sua esperienza nella politica mondiale e umanitaria, e al suo impegno per il multilateralismo”. Con il suo nuovo compito, la Svizzera “si assume una responsabilità e può lavorare attivamente per la pace”, scrivono invece i Verdi liberali. Simile la reazione del Plr: “L’elezione nel Consiglio di sicurezza dell’Onu consente al nostro Paese di rafforzare la propria immagine di garante della pace e del diritto internazionale”.
Amnesty: “L’impegno deve essere seguito dall’azione”
La Società per i popoli minacciati (Spm) “si aspetta che la Svizzera svolga un ruolo attivo nei settori della politica di pace, dei diritti umani e dell’ambiente”, sostenendo gli sforzi di riforma di questa organizzazione mondiale. La notizia dell’elezione è “gratificante”, ma comporta anche “una grande responsabilità“, riassume l’Spm. Gli auspici di Amnesty International sono analoghi: “L’impegno per i diritti umani, la pace e la sicurezza deve essere seguito dall’azione”, mettendo esplicitamente tali questioni all’ordine del giorno nel Consiglio di sicurezza dell’Onu, scrive su Twitter.
Farinelli: “Un grande onore per il nostro Paese”
Secondo il Consigliere nazionale Alex Farinelli (Plr), intervenuto nel corso di Ticinonews, è importante come Svizzera “essere nel gremio dove si prendono le decisioni”, considerando che la maggior parte di queste “riguardano soluzioni politiche dove la Svizzera ha qualcosa da dire e può aiutare a costruire dei ponti”, proprio perché “non è una portatrice di interessi particolari come le grandi potenze”. Il passato “insegna che la presenza di paesi piccoli e neutrali funziona: Svezia, Finlandia e Austria hanno già fatto parte di questo gremio in passato e hanno aiutato a trovare delle soluzioni. Penso quindi che sia un passo positivo e anche un grande onore per il nostro Paese essere presente”. C’è la possibilità “di essere là dove si fanno le discussioni e quindi di portare il nostro contributo”. Non cambia invece “assolutamente niente per quanto riguarda la nostra neutralità, perché noi già oggi siamo membri delle Nazioni Unite”.
Chiesa: “Messa a repentaglio una tradizione di neutralità”
Per nulla soddisfatto, il Consigliere agli Stati democentrista Marco Chiesa. “Con questa votazione noi mettiamo tristemente a repentaglio tutta una tradizione di neutralità, perché secondo gli articoli 41 e seguenti di quella che è la carta dell’Onu, la Svizzera sarà chiamata a decidere su sanzioni economiche e anche su interventi militari”, spiega Chiesa. “Io credo invece che il nostro Paese abbia appunto una tradizione e una storia di mediazione e per poter raggiungere quelli che sono degli obiettivi diplomatici bisogna avere la fiducia di entrambe le parti. Se noi, in mezzo a queste superpotenze, cambiamo la nostra natura, un domani non riusciremo più a essere quel punto di riferimento neutrale utile a tutto il mondo per trovare delle soluzioni condivise”. La Svezia e la Finlandia hanno fornito le armi e oggi “si approcciano sempre di più alla Nato. Io non vorrei assolutamente questo percorso per la Svizzera: vorrei che rimanessimo veramente un Paese della neutralità perpetua ed armata, e questo significa stare distanti da queste dinamiche delle superpotenze”, perché all’interno del Consiglio di sicurezza dell’Onu “ci sono dei diritti di veto e questo blocca praticamente tutta l’attività e risulta poi essere un esercizio sterile, dato che ognuno protegge i propri interessi. E noi ci troveremo nel mezzo”.
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