Svizzera
Onu, la Svizzera nel Consiglio di sicurezza
Immagine archivio Shutterstock
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Keystone-ats
3 anni fa
La Confederazione occuperà uno dei 10 seggi non permanenti dell’organo. Lo ha deciso l’Assemblea generale a New York

La Svizzera entra nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e occuperà uno dei 10 seggi non permanenti. Lo hanno deciso oggi gli Stati membri dell’Assemblea generale a New York. È la prima volta dalla sua entrata nell’Onu che la Svizzera accede a quest’organo.

Ottenuti 187 voti su 190 validi
L’elezione, iniziata verso le 16.00, si è svolta in forma anonima. Serviva una maggioranza di due terzi dei voti dei 193 Stati dell’organizzazione per poter ottenere il seggio. Il risultato è stato reso noto circa un’ora dopo: con 187 su 190 validi la Svizzera ha ottenuto il seggio. La sua elezione per il biennio 2023-2024 nell’organo esecutivo delle Nazioni Unite era scontata. Per i due seggi vacanti del gruppo regionale dell’Europa occidentale erano infatti candidate solo la Confederazione e Malta. Quest’ultima ha ottenuto 185 voti, mentre la Confederazione, con 187 voti, eguaglia il record per un Paese dell’Europa occidentale. Gli altri nuovi membri del più importante organo del sistema onusiano sono Mozambico, Equatore e Giappone. La Svizzera, il cui mandato inizia ufficialmente il prossimo primo gennaio, presiederà il Consiglio in maggio 2023 e, probabilmente, nel settembre 2024.

Il compito dell’organo
La Svizzera sarà uno dei dieci membri non permanenti dell’organo, in cui siedono complessivamente 15 paesi. Gli altri cinque, permanenti, sono i vincitori della Seconda Guerra mondiale, ossia Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti. Il compito principale del Consiglio di sicurezza è il mantenimento della pace in conformità con i principi e le finalità delle Nazioni Unite. È anche l’entità che vota le sanzioni che possono essere applicate in modo vincolante contro uno Stato membro dell’Onu, in caso di violazione del diritto internazionale.

Immediata la reazione dell’UDC
Sia il Consiglio federale che il Parlamento erano a favore della candidatura elvetica, che era invece osteggiata dall’UDC. Il partito ha cercato fino all’ultimo di opporsi, ottenendo sessioni straordinarie in entrambe le camere del parlamento. Nonostante diverse mozioni, non è riuscito a convincere che le possibilità di buoni uffici della Svizzera sarebbero state erose in caso di associazione con l’organismo delle Nazioni Unite. Il partito di Marco Chiesa non ha mancato di commentare l’esito odierno, sottolineando che, con questa decisione, la Svizzera prende definitivamente parte alla guerra.

Critiche anche da Ong
Anche le organizzazioni non governative (ong) non sono del tutto favorevoli. La coalizione Alliance Sud ha sottolineato il ruolo della piazza finanziaria svizzera e delle grandi imprese multinazionali. Queste “violano i diritti umani nei Paesi economicamente svantaggiati e danneggiano considerevolmente il loro sviluppo sostenibile”, ha indicato in un comunicato.

Le sfide di Berna
“La Svizzera sta vivendo un capitolo importante della sua storia in termini di politica estera”, ha dichiarato in serata il presidente della Confederazione Ignazio Cassis. Tra le sfide che attendono Berna vi è quella di una limitazione del diritto di voto in seno al Consiglio concesso ai cinque membri permanenti. Il ticinese ha detto che la Svizzera è pronta a lavorare con loro per cercare di convincerli. Nelle ultime settimane, i leader di diversi Paesi hanno espresso a Keystone-ATS il loro entusiasmo per l’arrivo di Berna. Hanno spesso menzionato il suo ruolo di mediatore, che è diventato ancora più ricercato in seno al Consiglio nel bel mezzo delle tensioni sull’Ucraina.

La questione della neutralità
La neutralità ha suscitato molte domande. La Svizzera sostiene da tempo che non è incompatibile con un impegno attivo nel Consiglio di sicurezza. Più recentemente, ha adottato questo approccio anche per l’attuazione delle sanzioni. Martedì scorso, l’ambasciatore francese all’Onu a New York, Nicolas de Rivière, ha suggerito che Berna dovrebbe evitare di “avere una visione troppo letterale della neutralità” nel Consiglio. Cassis ha replicato che la Svizzera applica il diritto della neutralità “alla lettera”, ma che la politica di neutralità consente una maggiore flessibilità.

Attenzione alla pace e al clima
Il Consiglio federale ha recentemente annunciato che si concentrerà sulla pace e sul clima durante il suo mandato. La Svizzera vuole contribuire a una pace sostenibile, proteggere la popolazione civile, lavorare per la sicurezza climatica e rafforzare l’efficacia dell’organismo. In un momento di tensione a causa della guerra in Ucraina, diversi Paesi si aspettano che la Svizzera faccia uno sforzo per cercare di sbloccare il Consiglio di sicurezza.

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