
Il Consiglio federale dovrà adoperarsi, insieme ad altri Stati, per "rammentare alla Corte europea dei diritti dell'uomo (Corte EDU) la sua missione primaria". È quanto chiede una mozione del "senatore" Andrea Caroni (PLR/AR) approvata oggi dal Consiglio nazionale con 122 voti contro 71 e già approvata dal Consiglio degli Stati.
La mozione
Secondo il testo, la Corte EDU non dovrebbe più poter accettare ricorsi collettivi di natura ideologica, come quello presentato dalle Anziane per il clima, che avevano denunciato la Svizzera per inazione climatica. La sentenza, pronunciata nell'aprile dello scorso anno, aveva stabilito che la Confederazione violava la Convenzione europea dei diritti dell'uomo non garantendo un'adeguata protezione climatica. Nel testo della sua mozione, Caroni critica la decisione dei giudici di Strasburgo, accusandoli di oltrepassare i limiti dello sviluppo giurisprudenziale e di ignorare i processi democratici nazionali. A suo dire, la Corte ha riconosciuto nel diritto alla vita privata (articolo 8) un diritto al clima, mai previsto nel testo originario né accettato dagli Stati membri.
"Si vuole limitare l'indipendenza del tribunale"
Contro la mozione si è espressa una minoranza guidata da Sibel Arslan (Verdi/BS), che ha denunciato il tentativo di limitare l'indipendenza del tribunale. "L'indipendenza è una delle colonne portanti dei diritti fondamentali", ha affermato la basilese, sottolineando che la Corte EDU ha il dovere di intervenire quando mancano strumenti nazionali di tutela. Il Consiglio federale dovrà ora impegnarsi per un protocollo aggiuntivo vincolante alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che dovrebbe contribuire a "far sì che la giurisprudenza della Corte EDU rispetti maggiormente la sovranità degli Stati contraenti".