
Mancano solo tre giorni e poi, finalmente, l’avventura rossocrociata ai Mondiali qatarioti prenderà il via. Alle 11 di giovedì la compagine di Murat Yakin affronterà nella sua gara d’esordio il Camerun all’Al Janoub Stadium. Un inizio tutt’altro che semplice e che nasconde alcune insidie. “La prima partita è la più importante, perché fornisce già delle indicazioni sullo stato di forma del gruppo”, spiega a Ticinonews l’ex centravanti della Nazionale Kubilay Türkyılmaz. Nello specifico “il Camerun mi fa un po’ paura, perché è un avversario che non conosciamo bene”. Partire con il piede giusto, inoltre, “è fondamentale per affrontare con maggior tranquillità gli impegni successivi”.
Il percorso
Dopo la sfida con la compagine africana, il cammino della ‘Nati’ proseguirà con Brasile e Serbia… “I sudamericani, se mantengono le premesse, sono da podio”, prosegue Türkyılmaz. “Vengono regolarmente inseriti tra i favoriti per la vittoria finale, ma in questo contesto deve essere il collettivo a fare la differenza e loro in passato si sono basati più sui singoli”. Ad ogni modo “mi sembra che il loro attuale allenatore, Tite, abbia lavorato bene in questo senso”. Per quanto concerne invece la Serbia “sappiamo che per alcuni nostri atleti quella con loro rappresenta una partita particolare”. Rimanendo nell’ambito calcistico, “trovo che loro al momento abbiano qualcosa in più: sono tecnici, fisici, dispongono di un buon gruppo. Hanno anche vinto il girone di qualificazione e penso possano essere una delle sorprese del Mondiale”.
“Dobbiamo iniziare a pensare da grande squadra”
Insomma, il cammino della Svizzera non sarà privo di difficoltà, anzi. L’importante sarà presentarsi in Qatar convinti dei propri mezzi. “Anche noi dobbiamo iniziare a pensare da grande squadra, dato che siamo nella top 15 della classifica Fifa a livello mondiale” rimarca ‘Kuby’. “Certo, poi dipenderà come staranno i nostri calciatori a livello fisico. Sono curioso, anche perché ci sono alcuni elementi del gruppo che prima erano sicuri del loro posto, mentre adesso sono stati messi in discussione”. Comunque “pensando a gente come Xhaka, Embolo, Freuler e Akanji, possiamo affermare che l’esperienza non ci manca”. La preparazione sarà corta “e i calciatori dovranno ambientarsi in fretta”. E per quanto riguarda la gestione “abbiamo la fortuna di avere un allenatore che sa preparare e leggere le singole partite ed è in grado di tirare fuori il meglio dal materiale umano a sua disposizione”.
“Anche la Danimarca potrebbe sorprendere”
Ampliando il discorso e gettando un’occhiata alle favorite per la vittoria finale “penso che le nazionali papabili siano le solite: Francia, Argentina, Spagna. Poi ci possono essere degli exploit, come quello della Croazia, finalista quattro anni fa. Quest’anno la sorpresa potrebbe essere rappresentata dalla Danimarca”. Anche il Belgio viene inserito da diversi anni tra le candidate al titolo, ma senza riuscire ad andare fino in fondo. “Hanno un bel collettivo, ma per vincere è necessario che tutti gli elementi si incastrino alla perfezione”.
I grandi addii
Quello del 2022 sarà il quinto e ultimo Mondiale di due calciatori che hanno segnato gli ultimi 15 anni di questo sport: l’argentino Lionel Messi e il portoghese Cristiano Ronaldo. Con che stato d’animo si approcceranno alla manifestazione? “Ronaldo vuole dimostrare di non essere finito come atleta, mentre Messi viene dal successo in Coppa America, che gli ha dato sicuramente nuova verve”. Ma quella qatariota sarà anche l’ultima Coppa del Mondo dell’elvetico Xherdan Shaqiri, “un giocatore a cui forse in passato, a volte, è mancata un po’ di costanza nel rendimento, ma che possiede indubbiamente le qualità per fare la differenza”, conclude “Kuby”.