
La Svizzera deve esercitare la propria influenza per impedire che vengano commessi crimini gravissimi a Gaza e per garantire l'accesso degli aiuti umanitari e il rilascio di tutti gli ostaggi e dei prigionieri politici. Nessuna sanzione invece per i coloni israeliani violenti e ulteriori misure a livello economico e militare. È quanto stabilito oggi dal Consiglio nazionale, che dopo gli Stati lunedì scorso, ha approvato solo il primo punto, quello più consensuale, di una mozione presentata dal Partito socialista.
Il dibattito ha ricalcato in buona parte quello tenutosi alla Camera dei Cantoni lunedì in serata, con la sinistra che, alla luce della carestia che colpisce la Striscia, l'elevato numero di vittime - oltre 64 mila, soprattutto civili, tra cui moltissimi bambini, è stato rammentato in aula - ha esortato il Consiglio federale ad agire con misure concrete per far pressione sullo Stato di Israele affinché si giunga a un cessate il fuoco e alla fine del genocidio.
Respinte le richieste di sanzioni
L'esecutivo, rappresentato in aula dai consiglieri federali Guy Parmelin e Martin Pfister, ha tuttavia respinto, venendo seguito dalla maggioranza del plenum, le richieste di sanzioni - sulla falsariga di quanto deciso dall'Ue - nei riguardi dei coloni violenti che agiscono in Cisgiordania, eventuali limitazioni all'importazione di prodotti realizzati dagli insediamenti illegali in Cisgiordani e nelle alture del Golan, la sospensione dell'Accordo di libero scambio con Tel Aviv e di ogni cooperazione militare.
Lasciare uno spiraglio aperto per il futuro
Per Parmelin, vice presidente del Consiglio federale, buona parte delle richieste contenute nella mozione sono in parte già soddisfatte. Circa le sanzioni tematiche contro i coloni, considerazioni generali di politica estera e altri interessi, specie economici e giuridici, hanno spinto il governo a raccomandare la bocciatura della mozione. Per Parmelin è infatti importante lasciare aperto uno spiraglio per il futuro, soprattutto qualora fosse possibile per la Svizzera offrire i propri buoni uffici in vista di eventuali trattative fra le parti in guerra. Ragionamento simile per quanto attiene all'Accordo di libero cambio, che può essere peraltro solo disdetto ma non sospeso, ha aggiunto il "ministro" dell'economia.
Prodotti provenienti da territori occupati
In merito ai prodotti israeliani provenienti dai territori occupati, inoltre, già oggi i principali distributori elvetici non ne importano. A livello militare, ha poi spiegato spalleggiato dal "ministro" della difesa Martin Pfister, fra la Svizzera e Israele non esiste una cooperazione formale in questo settore, ma solo contatti puntuali riguardanti progetti di acquisto (vedi i droni della società Elbit). Tra l'altro, da anni la Svizzera non esporta armi verso questo Paese.
Le critiche sull'immobilismo
Rispondendo alle critiche di immobilismo provenienti da sinistra, Parmelin ha elencato i numerosi interventi a livello bilaterale e multilaterale per far rispettare il diritto internazionale umanitario. Insomma, il Consiglio federale, di fronte a quanto sta accadendo, non è indifferente alle sofferenze umane e alla "carneficina" - Parmelin dixit - che si sta consumando a Gaza.