
Marina Ovsiannikova è uno dei volti della protesta contro la censura russa. La sua irruzione nello studio del telegiornale della tv statale ieri sera ha fatto il giro del mondo. Nelle immagini ormai celebri, la si vede apparire all’improvviso alle spalle della presentatrice brandendo un cartello con la scritta “no alla guerra, non credete alla propaganda, vi stanno mentendo”. Pochi secondi ma abbastanza per arrivare nelle case di milioni di russi. Poco dopo, sul profilo instagram della giornalista è apparso un video preregistrato dove spiega che suo padre era ucraino e sua madre è russa, e per questo non concepisce i due paesi come nemici. Ha spiegato di essersi pentita di aver lavorato tutti questi anni per il primo canale televisivo, che ha contribuito alla “zombificazione” del popolo russo. Dopo la protesta la donna era stata trattenuta dalla polizia per accertamenti. Di lei si sono perse le tracce per diverse ore, ma oggi è riapparsa in una foto con il suo avvocato nel tribunale distrettuale di Ostankino a Mosca. La giornalista sarebbe stata condannata a pagare una multa e successivamente rilasciata.
Altre contestazioni
Il volto della protesta è anche quello di Anastasja Nicolaeva, 18 anni, studentessa arrestata per otto giorni per aver mostrato un foglio bianco. Un esempio seguito da altri attivisti e rigorosamente punito. Un’altra immagine è quella di Yelena Osipova, la “nonnina” sopravvissuta all'assedio di Leningrado scesa in piazza a San Pietroburgo con i suoi cartelloni in mano. Arrestata una volta, rilasciata, è tornata in piazza a protestare contro il conflitto voluto da Vladimir Putin.
Anche i bambini agiscono
A Mosca cinque bambini, tra i 7 e gli 11 anni, sono stati condotti dietro le sbarre per aver portato fiori all'ambasciata ucraina e per aver mostrato dei cartelli contro la guerra. Fin dall'inizio dell'invasione sono forti le voci di dissenso contro le azioni del Cremlino. Rispondendo all’appello di Aleksei Navalny, giunto dal carcere nel quale è detenuto da oltre un anno, i russi domenica sono scesi in piazza in almeno 35 città.
Oltre 14mila persone fermate
Il Cremlino risponde però con il pugno di ferro: le camionette rimangono in attesa ai bordi delle piazze, e una volta piene partono alla volta delle centrali. Secondo l'organizzazione Ovd-Info, sarebbero oltre 14mila le persone fermate. Nemmeno scrivere “no alla guerra sulla neve è consentito”. C’è sempre pronto un agente del Cremlino per cancellare ogni accenno a quella che in Russia si può chiamare solamente “operazione militare speciale in Ucraina”.
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