
Elias Rodriguez rischia la pena di morte per l'uccisione dei due funzionari dell'ambasciata israeliana di Washington, Yaron Lischinsky e Sarah Lynn Milgrim. Nei suoi confronti sono state avanzate le accuse di omicidio di primo grado e omicidio di funzionari stranieri: ma in seguito - ha detto la procuratrice ad interim di Washington, Jeanine Pirro - ne "verranno aggiunte delle altre". L'inchiesta sull'attentato, avvenuto vicino al Capital Jewish Museum, prosegue e le autorità stanno indagando sulla sparatoria "come atto di terrorismo e come crimine d'odio", ha spiegato Pirro. Rodriguez è comparso intanto per la prima volta in tribunale: in tuta bianca e senza manette, ha ascoltato le accuse nei suoi confronti. Resterà in carcere fino alla prossima udienza fissata per il 18 giugno.
La ricostruzione dei fatti
Secondo una prima ricostruzione dei fatti contenuta nei documenti depositati presso la corte, Rodriguez si sarebbe avvicinato alle vittime, che gli davano le spalle, e avrebbe sparato ben 21 colpi, anche dopo che la coppia era già a terra. Poi avrebbe ancora aperto il fuoco contro Milgram mentre la donna cercava di scappare trascinandosi sulla strada. Il 30enne di Chicago - hanno rivelato le forze dell'ordine - ha acquistato legalmente l'arma del delitto (una pistola 9 millimetri) in Illinois cinque anni fa. E durante il viaggio in aereo da Chicago a Washington l'avrebbe depositata nel bagaglio a mano, come previsto dalle regole. Quando è stato arrestato, l'uomo ha mostrato alla polizia la sua patente di guida dell'Illinois e il porto d'armi, continuando a ripetere "Liberate la Palestina!".
Non nel database criminale
La polizia metropolitana di Washington ha invece confermato come Rodriguez non è presente nei database criminali e non era in alcun modo nel radar delle forze dell'ordine. Si continua quindi a scavare nel suo passato. Un vicino di casa, John Fry, lo ha descritto come "molto amichevole e tranquillo". Suo padre, ha rivelato il New York Post, era stato invitato da un deputato democratico a presenziare al discorso di Donald Trump sullo Stato dell'Unione lo scorso marzo. "Eric Rodriguez è stato nostro ospite durante l'intervento del presidente a Camere riunite, ma non conosciamo la sua famiglia", ha spiegato un portavoce del deputato Jesús 'Chuy' García, il quale all'epoca disse che l'uomo rappresentava "il meglio della nostra comunità: qualcuno che ha servito il suo Paese, continua a servire i suoi compagni veterani e lotta ogni giorno per proteggere la dignità dei lavoratori".