Live Crisi in Medio Oriente
Per Israele a Gaza "non c'è malnutrizione diffusa"
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2 giorni fa
Tutti gli aggiornamenti sulla situazione in Medio Oriente nel nostro live.
12 ore fa
"Un piano che seppellirà l'idea di uno Stato palestinese"
Il piano approvato dal ministro delle finanze israeliano comprende 3'400 unità abitative per i coloni in un'area della Cisgiordania all'interno del comune israeliano di Ma'ale Adumim.

Il ministro delle finanze israeliano Bezalel Smotrich, falco dell'ultradestra, ha annunciato di aver approvato il nuovo piano di insediamento nella regione E1 della Cisgiordania, che consiste in 3401 unità abitative per i coloni: un piano che, ha detto, "seppellirà l'idea di uno Stato palestinese". Smotrich ha rivelato che terrà una conferenza stampa oggi, indicano i media israeliani, fra cui il quotidiano di lingua inglese The Jerusalem Post, il giornale in linea The Times of Israel e il sito di informazioni Ynet. La zona o corridoio E1 (abbreviazione di East 1) è un'area della Cisgiordania all'interno del comune israeliano di Ma'ale Adumim, adiacente a Gerusalemme Est, copre un'area di dodici chilometri quadrati e ospita numerose comunità beduine e anche una grande centrale di polizia israeliana.

"Non c'è alcuna conferma ufficiale"

Peace Now (letteralmente Pace adesso, un movimento progressista pacifista non governativo israeliano) - scrive The Jerusalem Post - aveva precedentemente definito il piano annunciato da Smotrich un "colpo mortale alla soluzione dei due Stati", perché prevede di dividere di fatto la Cisgiordania in due parti, impedendo lo sviluppo dell'area metropolitana tra Ramallah, Gerusalemme Est e Betlemme. Ynet da parte sua ricorda tuttavia che, sebbene l'annuncio di Smotrich sia stato reso pubblico, non c'è stata alcuna conferma ufficiale in merito all'approvazione del piano. La pubblicazione israeliana ha osservato che i precedenti progetti di edilizia abitativa, ampiamente pubblicizzati al momento del lancio, sono stati ritardati per anni.

2 giorni fa
"Heidi" salpa per Gaza, anche la Svizzera partecipa alla flottiglia umanitaria
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L’imbarcazione farà parte della flotta civile internazionale composta da decine di barche provenienti da 44 Paesi, con l’obiettivo dichiarato di rompere pacificamente il blocco navale di Gaza e consegnare aiuti umanitari alla popolazione civile.

Alcuni cittadini svizzeri parteciperanno alla flottiglia mondiale che intende rompere il blocco marittimo a Gaza. La delegazione svizzera della Global Sumud Flotilla è infatti riuscita ad acquistare la sua prima imbarcazione, la prima delle cinque previste, che salperà verso Gaza alla fine di agosto, carica di filtri per l'acqua e latte in polvere per bambini. Grazie a una raccolta fondi pubblica e donazioni private, l'associazione Waves of Freedom Switzerland (WOFA) è riuscita a coprire l'acquisto dell'imbarcazione, battezzata Heidi. Un nome scelto per richiamare la celebre bambina delle Alpi, simbolo di "compassione e amore per il prossimo".

Una flottiglia internazionale

L’imbarcazione farà parte della flotta civile internazionale composta da decine di barche provenienti da 44 Paesi, con l’obiettivo dichiarato di rompere pacificamente il blocco navale di Gaza e consegnare aiuti umanitari alla popolazione civile. "Quello che sta succedendo è disumano. Vogliamo rompere il blocco, gli aiuti sono sul posto", ha dichiarato oggi ai media a Ginevra Hicham El Ghaoui, presidente di WOFA, un'associazione fondata nel 2025 a Verbier (VS). Il medico, che ha partecipato a diverse missioni a Gaza, spiega che i camion pieni di cibo sono parcheggiati a pochi chilometri dall'enclave palestinese, dove la gente muore di fame.

Le prime imbarcazioni partono il 31 agosto da Barcellona

Con oltre 160 nazionalità rappresentate, la Global Sumud Flotilla è la più grande azione della società civile mai organizzata, ha sottolineato Shady Ammane, delegato per la Svizzera. Decine di imbarcazioni partecipano a questa iniziativa pacifica e non violenta. La Global Sumud Flotilla partirà ufficialmente il 31 agosto da Barcellona, con un secondo convoglio in partenza il 4 settembre da Tunisi. Altre imbarcazioni salperanno da diversi porti del Mediterraneo per unirsi alla missione.

2 giorni fa
Israele approva 39 piani regolatori sul suolo palestinese
Lo riporta l'agenzia palestinese Wafa.

La Commissione palestinese per la resistenza agli insediamenti ha rivelato un piano sistematico di Israele per trasformare numerosi avamposti coloniali di grandi dimensioni in Cisgiordania e intorno a Gerusalemme in veri e propri insediamenti. Lo riporta l'agenzia palestinese Wafa. Diversi piani regolatori riguardano "massicce espansioni" nella colonia di Eli, "nell'ambito di una strategia più ampia per separare la Cisgiordania centrale dalla sua parte settentrionale attraverso un blocco coloniale che si estende tra gli insediamenti di Shilo ed Eli e gli avamposti circostanti, nell'area tra i governatorati di Ramallah e Nablus".

I 39 piani regolatori

Nel solo mese di luglio - afferma il capo della Commissione Mu'ayyad Shaaban, gli enti di pianificazione israeliani hanno esaminato 39 piani regolatori: 34 per gli insediamenti in Cisgiordania e 5 per gli insediamenti all'interno dei confini municipali di Gerusalemme. Di questi, 22 sono stati approvati e 12 sono stati depositati, per un totale di 4.492 unità insediative approvate e 1.095 unità in attesa di approvazione su circa 2.000 ettari di territorio palestinese. Secondo Shaaban, Israle "continua a imporre fatti concreti sul suolo palestinese, il che frammenterà il territorio palestinese e imporrà un sistema di enclave isolate per eliminare la possibilità di un futuro Stato palestinese". "Le gravi violazioni commesse dallo Stato occupante sul territorio non solo violano le capacità e i diritti inalienabili del popolo palestinese - ha osservato -, ma violano anche ulteriormente le risoluzioni della comunità internazionale, le risoluzioni delle Nazioni Unite e le posizioni giuridiche dichiarate".

2 giorni fa
"A Gaza c'è carestia, Israele sblocchi l'accesso alle Ong"
Lo afferma un comunicato diffuso dall'alto rappresentante Ue Kaja Kallas e firmato da vari Paesi Ue ed extra-Ue, inclusa la Svizzera .

"Chiediamo al governo israeliano di autorizzare tutte le spedizioni di aiuti delle ONG internazionali e di consentire agli operatori umanitari essenziali di svolgere le loro attività. È necessario adottare misure immediate, permanenti e concrete per facilitare l'accesso sicuro e su larga scala delle Nazioni Unite, delle ONG internazionali e dei partner umanitari". Lo afferma un comunicato diffuso dall'alto rappresentante Ue Kaja Kallas e firmato da vari Paesi Ue ed extra-Ue, inclusa la Svizzera. "Le sofferenze umanitarie a Gaza hanno raggiunto livelli inimmaginabili. La carestia si sta diffondendo sotto i nostri occhi. È necessario intervenire con urgenza per fermare e invertire la tendenza alla fame. Lo spazio umanitario deve essere protetto e gli aiuti non devono mai essere politicizzati", afferma la dichiarazione.

"La situazione umanitaria rischia di aggravarsi"

"Tuttavia, a causa delle nuove restrizioni in materia di registrazione, le ONG internazionali essenziali potrebbero essere costrette a lasciare immediatamente i territori palestinesi occupati, il che aggraverebbe ulteriormente la situazione umanitaria. Tutti i valichi e le vie di comunicazione devono essere utilizzati per consentire l'afflusso di aiuti a Gaza, compresi cibo, forniture alimentari, ripari, carburante, acqua potabile, medicinali e attrezzature mediche. Non deve essere fatto uso di forza letale nei luoghi di distribuzione e i civili, gli operatori umanitari e il personale medico devono essere protetti".

"Serve un cessate il fuoco"

"Siamo grati agli Stati Uniti, al Qatar e all'Egitto per i loro sforzi volti a promuovere un cessate il fuoco e a perseguire la pace. Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco che ponga fine alla guerra, affinché gli ostaggi siano liberati e gli aiuti possano entrare a Gaza via terra senza ostacoli", conclude la nota.

Chi ha firmato la dichiarazione

"La presente dichiarazione - si legge nel comunicato - è stata firmata da: I ministri degli Esteri di Australia, Belgio, Canada, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Islanda, Irlanda, Giappone, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito. L'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione europea, il commissario europeo per il Mediterraneo e il commissario europeo per l'uguaglianza, la preparazione e la gestione delle crisi".

2 giorni fa
Per Israele a Gaza "non c'è malnutrizione diffusa"
Lo afferma un'agenzia del Ministero della Difesa israeliano.

Un'agenzia del Ministero della Difesa israeliano ha pubblicato un nuovo rapporto in cui si afferma che "non vi è alcun segno di malnutrizione diffusa" nella Striscia di Gaza, dove le Nazioni Unite da settimane lanciano l'allarme sul rischio di "carestia diffusa" e la presenza di 300 mila bambini a rischio "malnutrizione acuta". Il Cogat, responsabile israeliana per l'Amministrazione civile nei territori palestinesi occupati afferma di aver condotto una "revisione approfondita" dei dati e delle cifre di Hamas sui decessi dovuti a malnutrizione rilevando "una significativa discrepanza" tra le cifre diffuse dalle autorità palestinesi e "i casi documentati, con dettagli identificativi completi" nei media e sui social network, il che "solleva dubbi sulla loro credibilità".
"L'analisi caso per caso dei decessi pubblicati mostra che la maggior parte delle persone emaciate soffriva di condizioni mediche preesistenti che hanno portato al deterioramento della loro salute, indipendentemente dal loro stato nutrizionale", afferma il Cogat, per cui questi "casi estremi non rappresentano la condizione della popolazione generale della Striscia di Gaza". Cogat conclude che non vi è "alcun segno di malnutrizione diffusa" tra i cittadini di Gaza, denunciando "il cinico sfruttamento di immagini tragiche" da parte di Hamas.

3 giorni fa
Israele insiste, reporter "Anas Sharif era pagato da Hamas"
L'esercito israeliano ribadisce la sua versione in merito all'uccisione del reporter Anas Sharif e di altri sei giornalisti.

Dopo le critiche internazionali, l'esercito israeliano torna a ribadire che il reporter di Al-Jazeera Anas Sharif, ucciso in un attacco a Gaza insieme ad altri giornalisti, "era un agente attivo dell'ala militare di Hamas". "Prima dell'attacco avevamo ottenuto informazioni di intelligence aggiornate che indicavano che Sharif era un agente attivo dell'ala militare di Hamas al momento della sua eliminazione. Inoltre, riceveva contemporaneamente uno stipendio dal gruppo terroristico e dai suoi sostenitori, Al-Jazeera", ha scritto su X il portavoce internazionale dell'IDF Nadav Shoshani. "Ciò che abbiamo presentato pubblicamente è solo una piccola parte declassificata delle nostre informazioni su al-Sharif" che "sono state ottenute durante le operazioni di terra a Gaza in due località separate", ha aggiunto. "Per qualche ragione i media ignorano le informazioni da noi fornite perché al-Sharif ha affermato di non essere un terrorista. 'Fidati di me, non sono un terrorista', a quanto pare funziona se sei contro Israele", ha attaccato Shoshani per poi chiedersi: "il mondo controllerà onestamente prima di riportare le notizie? Ci saranno critiche per lo sfruttamento della stampa da parte di Hamas? Qualcuno criticherà Al-Jazeera per aver impiegato terroristi?".

Guterres chiede un'indagine indipendente sull'uccisione dei sei giornalisti

Intanto il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha chiesto "un'indagine indipendente e imparziale" sull'uccisione dei sei collaboratori di Al-Jazeera nella Striscia. "Questi ultimi omicidi mettono in evidenza i rischi estremi che i giornalisti continuano ad affrontare quando coprono la guerra in corso", ha affermato il portavoce delle Nazioni Unite, Stéphane Dujarric, in un comunicato pubblicato sul sito dell'ONU.

3 giorni fa
Gaza: nuova proposta di cessate il fuoco dai mediatori
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Egitto e Qatar, con l'aiuto della Turchia, hanno presentato una nuova proposta di cessate il fuoco, che include il rilascio di tutti gli ostaggi, ai negoziatori di Hamas.

I mediatori Egitto e Qatar, con l'aiuto della Turchia, hanno presentato ai negoziatori di Hamas una nuova proposta di cessate il fuoco a Gaza che includerebbe la fine della guerra e il rilascio di tutti gli ostaggi, sia vivi che morti. Lo riferisce Sky News Arabia, ripresa anche dai media israeliani.

Cosa prevede l'accordo

L'accordo prevede inoltre la liberazione di prigionieri palestinesi e il ritiro dell'esercito israeliano "sotto la supervisione arabo-americana" finché non sarà raggiunto un accordo sul disarmo di Hamas e la sua uscita dal governo di Gaza. Durante questa fase, la Turchia e altri mediatori garantirebbero che Hamas congeli le sue attività militari, consentendo colloqui per porre fine definitivamente alla guerra. Se Hamas accetterà i termini della nuova proposta, questa verrà inviata ai mediatori americani per essere poi trasmessa a Israele, riferisce ancora il sito di Sky News Arabia presentando l'iniziativa di Egitto e Qatar come volta a "togliere a Benyamin Netanyahu ogni scusa per occupare Gaza".

La posizione di Netanyahu

Intanto l'emittente israeliana Channel 12 riporta che fonti vicine al premier hanno riferito che Netanyahu accetterà di negoziare con Hamas solo su una proposta che preveda il rilascio di tutti gli ostaggi rimasti a Gaza. "Il primo ministro sarebbe disposto a negoziare alle condizioni da noi stabilite per porre fine alla guerra, e solo se tutti gli ostaggi venissero restituiti. Fino ad allora, non parteciperemo in alcun modo ai negoziati", hanno dichiarato fonti anonime vicine al premier al canale. Nella conferenza stampa di ieri, ricorda il "Times of Israel", Netanyahu non aveva risposto sull'argomento, ma ora sembra essersi avvicinato alle posizione del capo negoziatore israeliano, il ministro per gli affari strategici Ron Dermer, che nella lunga riunione del gabinetto di sicurezza di giovedì scorso lo avrebbe esortato a non stringere accordi parziali sugli ostaggi, ma solo un'intesa globale.

3 giorni fa
L'Ue a Israele: "Bisogna fare chiarezza sui reporter uccisi a Gaza"
Lo ha detto l'Alta rappresentante Ue, Kaja Kallas.

"L'Ue condanna l'uccisione di cinque giornalisti di Al-Jazeera in un attacco aereo dell'Idf all'esterno dell'ospedale al-Shifa di Gaza City, tra cui il corrispondente di Al-Jazeera Anas al-Sharif". Lo ha detto l'Alta rappresentante Ue, Kaja Kallas, nel suo intervento sul Medio Oriente durante la riunione dei ministri degli Esteri in videoconferenza. "Prendiamo atto - ha aggiunto - delle accuse israeliane secondo cui il gruppo era composto da terroristi di Hamas, ma in questi casi è necessario fornire prove chiare, nel rispetto dello stato di diritto, per evitare che i giornalisti vengano presi di mira".

3 giorni fa
"L'Ue impegnata per la soluzione dei due Stati"
Lo ha detto l'Alta rappresentante Ue, Kaja Kallas.

"Una soluzione negoziata a due Stati è l'unico modo per garantire che israeliani e palestinesi possano vivere fianco a fianco in pace, sicurezza e dignità. L'UE continuerà a insistere in tal senso". Lo ha detto l'Alta rappresentante Ue, Kaja Kallas, nel suo intervento sul Medio Oriente durante la riunione dei ministri degli Esteri in videoconferenza.

3 giorni fa
Greta ci riprova e salpa di nuovo verso Gaza
La flotta carica di aiuti umanitari partirà da diversi porti. "Il 31 agosto, lanceremo il più grande tentativo di sempre per rompere l'illegale blocco israeliano su Gaza", ha scritto Thunberg su Instagram.

Greta Thunberg ci riprova. A due mesi dal tentativo di forzare il blocco navale attorno a Gaza con un'imbarcazione della Freedom Flotilla l'attivista svedese ha annunciato che si unirà a un'altra missione navale verso la Striscia. Questa volta però più navi faranno parte della flotta su cui salperanno attivisti da 44 paesi. Tra loro l'attrice americana Susan Sarandon, il collega svedese Gustaf Skarsgard e l'attore irlandese Liam Cunningham. La flotta carica di aiuti umanitari partirà da diversi porti. "Il 31 agosto, lanceremo il più grande tentativo di sempre per rompere l'illegale blocco israeliano su Gaza", ha scritto Thunberg su Instagram.

La Global Sumud Flotilla, questo il nome dell'iniziativa, mira a rompere "l'assedio" attorno a Gaza. "Il genocidio contro i palestinesi è in continua escalation da 22 mesi", hanno affermato gli organizzatori . "Ospedali, rifugi, scuole e case sono stati completamente distrutti. Non possiamo restare a guardare mentre questo continua".

Chi parteciperà

Anche se l'esatto numero delle imbarcazioni dirette verso la costa della Striscia non è ancora noto, la flotta sarà composta da piccoli battelli, parte di una "coalizione eterogenea di partecipanti internazionali", tra cui quelli coinvolti in precedenti iniziative simili (via terra ma anche via mare) come la Maghreb Sumud Flotilla, la Freedom Flotilla Coalition (protagonista della missione della Handala, la ultima registrata a luglio) e la Global March to Gaza. Stando agli annunci, un primo drappello di navi partirà il 31 agosto dalla Spagna, un altro il 4 settembre dalla Tunisia, mentre un gruppo di imbarcazioni partirà dalla Malesia il 23 agosto.

Il primo tentativo

Non è la prima volta che l'ambientalista svedese prende parte ad iniziative di questo tipo. Il 9 giugno scorso la Marina militare dello Stato ebraico intercettò e sequestrò la Madleen, su Greta cui viaggiava con altri 11 attivisti di diversi Paesi. "Siamo stati rapiti in acque internazionali", denunciò la ragazza, prima di essere rimpatriata. "Era uno yacht da selfie con un carico di aiuti esiguo", fu la replica del governo Netanyahu. Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, bollò l'attivista come "antisemita". Non pochi detrattori fecero notare che Greta aveva accettato il rimpatrio su un aereo, mezzo da lei sempre criticato per motivi ambientalisti.

4 giorni fa
Cinque membri di Al Jazeera uccisi a Gaza
Lo denuncia la televisione con sede in Qatar. "Netanyahu agisce impunemente".

Cinque membri dello staff di al Jazeera sono stati uccisi a Gaza City, in quello che l'emittente definisce un attacco mirato israeliano contro una tenda che ospitava giornalisti. "I giornalisti di Al Jazeera Anas al-Sharif e Muhammad Karika sono stati uccisi insieme ai cameraman Ibrahim Zaher e Mohammed Noufal in un attacco mirato israeliano contro una tenda che ospitava giornalisti a Gaza City", afferma la televisione con sede in Qatar sul suo sito. La quinta vittima è Moamen Aliwa, un operatore di ripresa. L'attacco è avvenuto di fronte all'ospedale Shifa, nel quartiere Rimal di Gaza City. Marwan Bishara, analista politico di al Jazeera, afferma che "l'uccisione dei giornalisti da parte di Israele riflette il fatto che le potenze globali lasciano che il primo ministro Netanyahu agisca impunemente. Giornalisti, medici, bambini, tutti lottano per la propria vita...è la caduta dei principi universali".

La versione di Israele

Dal canto loro, le forze armate israeliane hanno reso noto di aver eliminato il "giornalista-terrorista" Anas al-Sharif, riporta Ynet. "Il terrorista ha mascherato la sua identità agendo sotto mentite spoglie, ma è stato" invece "a capo di una cellula di Hamas e ha promosso piani di lancio di razzi contro cittadini dello Stato di Israele e delle forze israeliane", si legge in una dichiarazione del portavoce dell'Idf. "L'Idf aveva già in precedenza rivelato informazioni di intelligence che confermavano la sua affiliazione militare con l'organizzazione terroristica di Hamas. I documenti confermano ancora una volta la sua attività terroristica, che al Jazeera ha tentato di smentire".

4 giorni fa
L'Australia riconoscerà lo Stato palestinese
Lo ha affermato il primo ministro Anthony Albanese.

L'Australia riconoscerà lo Stato palestinese all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite a settembre. Lo ha dichiarato il primo ministro Anthony Albanese. "Finché non esisteranno uno Stato israeliano e uno Stato palestinese - ha dichiarato Albanese - la pace potrà essere solo temporanea. L'Australia riconoscerà il diritto del popolo palestinese a un proprio Stato". Ciò avverrà a condizione che Hamas non svolga alcun ruolo nella futura amministrazione. L'Australia collaborerà con la comunità internazionale per fare del riconoscimento una realtà, ha precisato Albanese.

Necessaria una soluzione politica, non militare

"Una soluzione a due Stati è la migliore speranza per l'umanità di rompere il ciclo di violenza in Medio Oriente e di portare a una fine del conflitto, delle sofferenze e della carestia in Gaza", ha detto Albanese. Ha aggiunto di aver avuto una conversazione "lunga" e "civile" con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. "Mi sembra chiaro che sia necessaria una soluzione politica, non militare. L'ho detto pubblicamente e l'ho detto direttamente al primo ministro Netanyahu. Troppe vite innocenti sono state perdute. Il governo di Israele continua a violare il diritto internazionale e a negare sufficienti aiuti, cibo e acqua a persone disperate, inclusi bambini". Ogni generazione ha conosciuto "fallimenti e false tempeste" e decenni di fallimenti nel tentare di riconoscere uno Stato di Israele e uno Stato di Palestina, ma il mondo non può attendere che sia garantito il successo, ha detto ancora Albanese. "Il rischio di tentare è nulla rispetto al pericolo di lasciar passare questo momento. Il costo umano dello status quo cresce giorno per giorno e si può misurare nella perdita di vite innocenti", ha aggiunto.

4 giorni fa
Hamas: "Netanyahu continua a mentire"
Secondo Hamas, "tutto ciò che il premier israeliano ha detto in conferenza stampa è una serie di bugie, non riesce ad affrontare la verità e distorce" la realtà.

Hamas ha criticato duramente il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu, affermando che nel corso dell'odierna conferenza stampa ha detto una "serie di bugie" quando ha illustrato la sua visione per la vittoria a Gaza.

"Netanyahu non riesce ad affrontare la verità"

"Netanyahu continua a mentire, ingannare e cercare di fuorviare l'opinione pubblica. Tutto ciò che Netanyahu ha detto in conferenza stampa è una serie di bugie, e non riesce ad affrontare la verità e distorce" la realtà, ha detto Taher al-Nunu, consigliere per i media del capo dell'ufficio politico di Hamas.

4 giorni fa
Gran Bretagna e Francia: "Israele revochi subito la sua decisione su Gaza"
Il piano di Israele "metterà più a rischio la vita degli ostaggi ed esacerberà una catastrofe umanitaria" ha sottolineato il vice ambasciatore britannico James Kariuki.

La Francia e la Gran Bretagna all'Onu chiedono a Israele di "revocare subito" la decisione su Gaza. "Questa non è una strada verso la soluzione, ma una strada verso maggiore versamento di sangue, e non farà nulla per porre fine al conflitto", ha detto il vice ambasciatore britannico all'Onu, James Kariuki, durante la riunione del Consiglio di Sicurezza Onu.

Il piano di Israele "metterà più a rischio la vita degli ostaggi" 

Il piano di Israele "metterà più a rischio la vita degli ostaggi ed esacerberà una catastrofe umanitaria", ha aggiunto, inviando un chiaro messaggio ad Israele: "cancellare immediatamente e completamente le restrizioni sulla consegna degli aiuti". "Una soluzione diplomatica è possibile, ma entrambe le parti devono allontanarsi dalla strada della distruzione", ha sottolineato.

 "Una minaccia per la sicurezza regionale"

Mentre il collega francese Jay Dharmadhikari ha sottolineato che "vista la gravita del recente annuncio di Israele dobbiamo dare l'allarme, e Parigi si oppone a qualsiasi piano di controllo od occupazione". "Il piano di Israele rappresenta anche una minaccia per la sicurezza regionale - ha aggiunto - è essenziale che Israele rispetti i suoi obblighi secondo la legge internazionale".

4 giorni fa
Netanyahu: "L'obiettivo non è occupare Gaza, ma liberarla"
Secondo il premier israeliano "la guerra può finire domani se Hamas depone le armi e libera tutti gli ostaggi rimasti". In merito alla situazione umanitaria, per il capo del governo "gli unici che stanno deliberatamente morendo di fame sono i nostri ostaggi".

"Il nostro obiettivo non è occupare Gaza, è liberare Gaza, liberarla da Hamas". Lo ha affermato oggi il premier Benyamin Netanyahu aprendo la conferenza stampa per i media stranieri. In seguito il premier ha illustrato in dettaglio il piano di Israele in cinque punti per l'operazione che era stato anticipato nei giorni scorsi.

"La guerra può finire domani se Hamas depone le armi e libera gli ostaggi"

Netanyahu ha poi dichiarato che "la guerra può finire domani se Hamas depone le armi e libera tutti gli ostaggi rimasti", sottolineando che Gaza sarà smilitarizzata e Israele manterrà la "responsabilità della sicurezza". In seguito a Gaza verrà istituita una "amministrazione civile non israeliana". "Questo è il nostro piano per il giorno dopo", ha detto.

"I nostri ostaggi stanno deliberatamente morendo di fame"

In merito alla situazione umanitaria, secondo il capo del governo "gli unici che stanno deliberatamente morendo di fame sono i nostri ostaggi". "La nostra politica - ha aggiunto - è sempre stata quella di scongiurare una crisi umanitaria" a Gaza. Israele ha distribuito "2 milioni di tonnellate di aiuti", avvertendo gli abitanti della striscia per farli allontanare dal pericolo. "Ma negli ultimi mesi Hamas ha boicottato gli aiuti creando una carenza di forniture", ha aggiunto. Il premier ha anche accusato l'Onu di "non voler consegnare gli aiuti" fermi ai confini della Striscia.

Corridoi sicuri per la distribuzione degli aiuti umanitari

Dopo aver accusato l'ONU, Netanyahu ha annunciato che verranno designati corridoi sicuri per la distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza, l'aumento del numero di punti di distribuzione sicuri gestiti dalla Ghf e un maggior numero di lanci aerei da parte delle forze israeliane e di altri partner.

4 giorni fa
Onu: "Il piano di Israele a Gaza è l'ennesima pericolosa escalation"
Lo ha detto Miroslav Jenča, Segretario generale aggiunto dell'Onu per l'Europa, l'Asia centrale e le Americhe, durante la riunione del Consiglio di Sicurezza.

"L'ultima decisione del governo israeliano rischia di innescare un altro orribile capitolo di questo conflitto. Questa è l'ennesima pericolosa escalation del conflitto". Lo ha detto Miroslav Jenča, Segretario generale aggiunto dell'Onu per l'Europa, l'Asia centrale e le Americhe, durante la riunione del Consiglio di Sicurezza.

"Necessario un cessate il fuoco immediato e permanente"

"Le Nazioni Unite sono state inequivocabili: l'unico modo per porre fine all'immensa sofferenza umana a Gaza è un cessate il fuoco completo, immediato e permanente - ha aggiunto -. Non esiste una soluzione militare al conflitto armato a Gaza o al più ampio conflitto israelo-palestinese".

4 giorni fa
Onu: "A Gaza i decessi per fame sono in aumento, situazione insostenibile"
Lo ha detto Ramesh Rajasingham, direttore della divisione di Coordinamento, e rappresentante dell'Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari Onu (Ocha).

"I decessi legati alla fame a Gaza sono in aumento, soprattutto tra i bambini affetti da grave malnutrizione. Questa non è più una crisi alimentare imminente: è pura e semplice fame. Lo ha detto Ramesh Rajasingham, direttore della divisione di Coordinamento, e rappresentante dell'Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari Onu (Ocha).

"Quasi tutti gli abitanti sono stati sfollati forzatamente"

"Gaza è in rovina. Quasi tutti gli abitanti sono stati sfollati forzatamente negli ultimi due anni. I palestinesi di Gaza sono stati costretti a rifugiarsi in un'area che rappresenta meno del 14% del territorio, in zone non sicure e prive di servizi di base. o un rifugio - ha aggiunto - Un'ulteriore espansione delle operazioni militari peggiorerà ulteriormente queste condizioni".

4 giorni fa
Intellettuali svizzeri chiedono al Consiglio federale più fermezza con Israele
La missiva è stata diffusa domenica dall'avvocato zurighese Marcel Bosonnet, che in passato ha rappresentato, tra gli altri, l'informatico e attivista statunitense Edward Snowden, naturalizzato russo.

Diverse personalità svizzere di spicco del mondo dell'arte e della scienza chiedono al Consiglio federale, in una lettera aperta, di adottare una linea più dura nei confronti del governo israeliano per proteggere la popolazione nei territori palestinesi occupati. La missiva è stata diffusa domenica dall'avvocato zurighese Marcel Bosonnet, che in passato ha rappresentato, tra gli altri, l'informatico e attivista statunitense Edward Snowden, naturalizzato russo.

I firmatari

Tra i firmatari figurano gli scrittori Peter Stamm, Pedro Lenz e Martin R. Dean, la scrittrice Melinda Nadj Aboniji, le storiche Svenja Goltermann ed Elisabeth Joris e l'attivista per la pace Jochi Weil. Il primo firmatario è l'organizzazione "Jüdische Stimme für Demokratie und Gerechtigkeit in Israel/Palästina" ("Voce ebraica per la democrazia e la giustizia in Israele/Palestina").

Le richieste

Tra le altre cose, i firmatari chiedono un embargo sulle armi contro Israele, il divieto di importazione di merci dagli insediamenti israeliani in Cisgiordania e sanzioni contro alti dignitari israeliani.

Il pericolo di un genocidio

Nella lettera aperta si ricorda che nel gennaio 2024 la Corte internazionale di giustizia ha constatato che nella Striscia di Gaza incombe il pericolo di un genocidio. Secondo la Convenzione delle Nazioni Unite sulla prevenzione e la repressione del delitto di genocidio, in casi simili tutti gli Stati contraenti sono tenuti ad adottare misure preventive. La Svizzera vi ha aderito nel 2000.

Il precedente

Già a fine di maggio, circa 400 scrittori britannici e irlandesi e circa 300 autori francofoni avevano chiesto in appelli pubblici un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. In tale occasione avevano accusato Israele di commettere un genocidio nei territori palestinesi. Il governo israeliano respinge con forza questa accusa.

4 giorni fa
Famiglie di ostaggi indicono sciopero generale
È quanto riferisce il quotidiano in linea The Times of Israel. Lo sciopero avverrà domenica prossima.

In Israele gruppi che rappresentano le famiglie degli ostaggi detenuti a Gaza, dei soldati uccisi e delle vittime del massacro del movimento islamista Hamas del 7 ottobre 2023 indicono uno sciopero generale per domenica prossima, contro la guerra e il piano del governo di conquistare Gaza City. "Domenica prossima ci fermeremo tutti e diremo: 'Basta, fermate la guerra, restituite gli ostaggi'. Spetta a noi farlo", afferma in una conferenza stampa a Tel Aviv Reut Recht-Edri, il cui figlio Ido Edri è stato assassinato da Hamas al festival musicale Nova 22 mesi fa. Lo riferisce il quotidiano in linea The Times of Israel.

4 giorni fa
Ieri 5 morti per fame, finora deceduti 100 bambini
È quanto affermato dal ministero della sanità di Gaza.

Il ministero della sanità di Gaza, gestito dal movimento islamista Hamas, afferma che nelle ultime 24 ore gli ospedali della Striscia hanno registrato cinque nuovi decessi causati dalla fame e dalla malnutrizione, tra cui due bambini. Il dato, si legge in un comunicato pubblicato sulla piattaforma di messaggistica Telegram, porta il bilancio totale delle vittime della fame e della malnutrizione a 217 dall'inizio delle ostilità, tra cui 100 bambini.

Oggi almeno 17 civili uccisi

Inoltre fonti ospedaliere, sempre da Gaza, affermano che dall'alba di oggi almeno 17 civili sono stati uccisi dal fuoco dell'esercito israeliano in diverse zone della Striscia, riporta l'agenzia di stampa ufficiale dell'Autorità nazionale palestinese Wafa. Tra queste vittime, ci sono undici persone colpite mentre aspettavano gli aiuti umanitari nel centro e nel sud del territorio.

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