
In Svizzera, il consumo medio di zucchero è circa il doppio rispetto a quanto raccomandato dall’OMS: intorno ai cento grammi al giorno. Non si tratta solo di dolci o bibite: lo zucchero è nascosto anche in molti altri alimenti che acquistiamo abitualmente senza rendercene conto, e spesso ne sottovalutiamo la quantità reale. La segretaria generale dell’Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana (ACSI), Antonella Crüzer, sottolinea: «Il consumatore svizzero è abituato ad acquistare i prodotti che trova negli scaffali dei supermercati e se quei prodotti contengono una quantità eccessiva di zucchero, ecco che poi a sua volta il consumatore consumerà più zuccheri di quelli che a volte immagina di consumare. Questo ha portato nel tempo a un eccessivo consumo di zuccheri nella popolazione».
Gli zuccheri nascosti
Non tutti gli zuccheri sono immediatamente riconoscibili ed evidenti. Oltre alle bevande zuccherate, una parte importante è contenuta in alimenti insospettabili, dai prodotti pronti alle salse, fino ai cibi destinati ai bambini. Crüzer precisa: «L'altro problema sono gli zuccheri nascosti in alimenti in cui non pensiamo ci sia dello zucchero. Ad esempio, tante salse pronte, diversi alimenti salati che però contengono comunque una parte zuccherina, numerosi prodotti surgelati e anche quelli destinati ai bambini: spesso non immaginiamo contengano così tanti zuccheri in grado di creare una dipendenza fin da piccoli, quindi, sono particolarmente gravi e dal nostro punto di vista particolarmente sensibili».
L'ACSI su La Dichiarazione di Milano: "riduzioni troppo graduali"
La Dichiarazione di Milano, attiva dal 2015, ha già portato a riduzioni graduali di zuccheri in cereali, yogurt e bibite. Si tratta indubbiamente di un risultato positivo, ma giudicato dall'ACSI ancora insufficiente rispetto ai rischi per la salute. A questo proposito, la segretaria generale dell'ACSI osserva: «La Dichiarazione di Milano in dieci anni ha portato delle riduzioni super graduali. Noi, come organizzazione dei consumatori, insieme all'Alleanza alimentazione e salute svizzera, abbiamo criticato i risultati ottenuti finora perché dal nostro punto di vista si poteva davvero ridurre di più». C'è tuttavia un lato positivo a questa lenta riduzione, infatti «Il consumatore in questo senso non si è accorto di nulla e ciò è molto positivo, perché la dipendenza da zucchero porta a una richiesta sempre maggiore di tale sostanza. Grazie a questo, gli alimenti che nel frattempo sono stati migliorati e sono oggi più equilibrati a livello alimentare continuano a piacere tanto quanto prima, quando avevano il 10/14% in più di zuccheri».
Il problema del sale
Per quanto riguarda il sale, invece, non è stato raggiunto ancora alcun accordo. Gli svizzeri ne consumano in media 9 grammi al giorno, ben oltre i 5 raccomandati. Secondo l’ACSI, sarebbe necessario puntare su più trasparenza e introdurre strumenti come il Nutri-Score per aiutare i consumatori a fare scelte più equilibrate e a orientarsi meglio. «Il Nutri-Score sarebbe stata un'etichetta davvero utile per aiutare il consumatore a orientarsi, a scegliere e a premiare i prodotti che sono più equilibrati. Noi speriamo come organizzazione dei consumatori che si torni a riflettere anche su questo, perché il Nutri-Score potrebbe davvero fare la differenza già in etichetta, e non solo tramite le applicazioni che oggi tutti possono utilizzare per leggerlo. In questo modo, potrebbe fare la differenza per una maggiore salute dei consumatori svizzeri» aggiunge Crüzer.
I progressi e le sfide
La Dichiarazione rappresenta un progresso, ma le sfide restano: accelerare la riduzione dello zucchero e affrontare anche il "nodo" del sale, per tutelare davvero la salute dei cittadini. In conclusione, la segretaria dell'ACSI auspica: «Ogni passo naturalmente va nella giusta direzione, quindi con l'ACSI approviamo nettamente la continuità della Dichiarazione di Milano. Speriamo che nei prossimi tre anni la riduzione sia davvero più determinante, anche più celere, e che poi si pensi davvero anche al sale e al resto; quindi, che si faccia un'analisi a tutto tondo e ci siano delle misure mirate che vadano davvero a beneficio dei consumatori».