Ticino
Vuole acquistare una pistola, gliene sequestrano 4
Vuole acquistare una pistola, gliene sequestrano 4
Vuole acquistare una pistola, gliene sequestrano 4
Redazione
6 anni fa
Parzialmente accolto il ricorso di un ticinese cui era stato negato un permesso d'acquisto. "Serve una perizia indipendente"

Vuole acquistare un’arma, gliene sequestrano ben quattro. Ma (forse) potrà riottenerle. Questa, in sostanza, è la vicenda che emerge da una sentenza del Tribunale cantonale amministrativo (TRAM) del 21 novembre 2018 pubblicata oggi.

Il protagonista è un detentore di armi ticinese che nel 2014 aveva chiesto all'allora competente servizio della Polizia cantonale il rilascio di un permesso per acquistare una pistola. Preso atto di una sua precedente condanna del 2011 per contravvenzione alla legge federale sugli stupefacenti, la Polizia cantonale gli aveva impartito un termine per presentare una valutazione medica psichiatrica dalla quale risultasse chiaramente la sua attitudine a possedere armi come pure una valutazione medica che attestasse l'assenza di una sua dipendenza da sostanze stupefacenti o alcol.

Non avendo ricevuto tutta la documentazione richiesta, nel febbraio 2015 l'autorità dipartimentale aveva respinto l'istanza e disposto il sequestro di due pistole registrate a suo nome e di eventuali altre armi e munizioni in suo possesso, precisando che una domanda di dissequestro avrebbe potuto essere presa in considerazione soltanto previa presentazione della documentazione medica richiesta. Presso il suo domicilio gli agenti incaricati dell'esecuzione del sequestro hanno rinvenuto e sequestrato quattro armi da fuoco non registrate e diverse munizioni, ma non le due pistole sopracitate, che risultano sparite. Per questo motivo l’uomo era stato ritenuto autore colpevole di sottrazione di cose requisite o sequestrate. La condanna era cresciuta in giudicato.

Nell’autunno del 2016 l’uomo aveva chiesto il dissequestro delle armi come pure il rilascio di un permesso per l'acquisto di una pistola. Alle istanze aveva allegato due certificati medici - di uno specialista in psichiatria e psicoterapia e del proprio medico di famiglia - attestanti la sua idoneità al possesso di armi da fuoco nonché un estratto del suo casellario giudiziale recante l'iscrizione della condanna del 2015.

A fine 2016 l'autorità dipartimentale aveva respinto entrambe le istanze e confermato il sequestro. Nella decisione avevano particoalrmente pesato la condanna per l'occultamento di armi da fuoco sottoposte a sequestro (che sarebbe stata riportata a casellario giudiziale fino al settembre 2017), sintomo di "un evidente carattere pericoloso nonché un grande disinteresse per il rispetto dell'ordinamento giuridico e delle istituzioni", e i toni "irrispettosi, polemici e a tratti aggressivi" delle e-mail inviate dall'interessato alla Polizia cantonale che non offrirebbero "sufficienti garanzie di non esporre a pericolo se stesso o terzi". Nei suoi scritti l’uomo se l’era pure presa con i cittadini italiani, definendoli "incursori".

La suddetta decisione era stata confermata nel marzo 2018 dal Consiglio di Stato, che aveva fondato la sua decisione unicamente sulla condanna del 2015. L'uomo si era quindi rivolto al TRAM, ottenendo parzialmente ragione. “Tutti questi elementi fanno quantomeno sospettare l'esistenza di un pericolo per il ricorrente stesso o per terzi derivante dal possesso di un'arma da fuoco, ma che impongono a questo punto maggiori approfondimenti”, si legge nella sentenza della Corte.

“In tali circostanze - preso atto che non è dato di sapere su quali elementi lo specialista in psichiatria abbia fondato la sua valutazione e che l'avviso del medico curante deve essere considerato con la necessaria prudenza dal momento che, secondo esperienza comune, questi tende generalmente a pronunciarsi in favore del proprio paziente in ragione del rapporto di fiducia che lo unisce a quest'ultimo - gli atti vanno dunque retrocessi all'autorità di prime cure affinché completi l'istruttoria, in particolare disponendo una perizia medico-psichiatrica indipendente”. In seguito l'autorità dipartimentale dovrà decidere nuovamente sul dissequestro e sul rilascio del postulato permesso d'acquisto di armi”.

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