
“Produciamo circa 1 milione e 300’000 mascherine. E le vendiamo tutte, non siamo mai riusciti a fare magazzino.” La storia di TiMask, ditta del Mendrisiotto, è cominciata in piena pandemia, quando le mascherine di protezione facciale erano introvabili. L’azienda oggi dà lavoro a 13 persone e i numeri della produzione sono considerevoli. Da giovedì, però, le mascherine non sono più obbligatorie e la continuità ora è a rischio. Il direttore Moreno Lazzaroni, tuttavia, è ottimista, ed è convinto che ci sarà ancora un buon mercato. “Vogliamo rimanere in questo settore, perché secondo noi ci sarà ancora bisogno dei dispositivi medici di protezione individuale”, spiega Lazzaroni ai microfoni di Ticinonews. Quello di indossare la mascherina “non sarà più, forse, un obbligo che cade dall’alto, bensì una scelta individuale del consumatore”.
La situazione
In effetti, anche senza obbligo, la percezione è che la maggioranza della popolazione continui ad utilizzare questo dispositivo medico per una maggiore sicurezza personale. Secondo Lazzaroni le vendite potranno calare, ma l’obiettivo è quello di allargare i confini. “Oggi la gente è più sensibile, ha capito lo scopo della mascherina e per quale motivo va indossata. Noi lavoriamo per implementare e per farci conoscere sempre di più. Vorremmo arrivare un po’ in tutta la Svizzera”.
Gli obiettivi
Nel corso dei mesi, l’offerta della ditta si è ampliata: non solo mascherine chirurgiche, ma anche Ffp2, dispositivi di colori diversi, per bambini e tanto altro. E per quanto concerne gli obiettivi futuri “abbiamo ancora alcuni progetti. Il prossimo passo che faremo riguarda la sterilizzazione delle mascherine. Per il momento la fanno in pochi all’estero. Noi vogliamo arrivare a compiere questo passo per entrare poi in uno specifico segmento, che è quello delle camere operatorie degli ospedali”, conclude Lazzaroni.
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