
Varese ci prova. A pochi giorni dal nullaosta del Senato italiano al nuovo accordo fiscale dei frontalieri, la città giardino a due passi dal Ticino ha messo in campo un’imponente campagna promozionale. "Lavoro in Svizzera ma vivo a Varese" è lo slogan scelto dalla città per attrarre frontalieri e svizzeri che stanno pensando di emigrare in Italia. Un fenomeno di frontalierato al contrario, in atto già da anni, che ha anche spinto l’ex sindaco di Chiasso Moreno Colombo a presentare lo scorso dicembre una petizione a Bellinzona per avere un quadro complessivo del fenomeno. Fenomeno che secondo le autorità varesine potrebbe intensificarsi dopo l’approvazione dell’accordo fiscale. “Si tratta di una campagna rivolta in particolare alla categoria dei frontalieri", ha spiegato il sindaco Davide Galimberti durante la presentazione degli scorsi giorni. "L’intenzione è promuovere le tante opportunità che offre la nostra città, che in questi anni è diventata sempre più moderna, attrattiva e servita”.
Perché spostarsi
Diversi i motivi che dovrebbero portare un numero sempre maggiore di svizzeri a prendere la residenza nella vicina penisola. A cominciare dal costo della vita, nettamente inferiore aldilà del confine. Ma Varese non punta solo ed esclusivamente sul portafoglio. Fra i vari motivi d’attrazione spicca l’esser città giardino, vale a dire con una moltitudine di spazi verdi accessibili a tutti. Ma anche le strutture sportive (ultima in ordine di tempo la nuova pista di ghiaccio con piscine e campi da padel) e i collegamenti ferroviari definiti un fiore all’occhiello. Si tende infine la mano alle famiglie con gli asili nido gratuiti. Insomma, a detta dell’amministrazione comunale, i pro supererebbero di gran lunga gli eventuali contro. Tuttavia, riferisce il CdT, finora il rapporto tra italiani che vanno a vivere in Svizzera e chi invece fa il percorso inverso è deficitario visto da occhi italiani: 1 a 42 alla fine del 2021.