Ticino
Vaiolo delle scimmie, quel che c’è da sapere
Immagine Shutterstock
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Redazione
2 anni fa
La malattia è ricomparsa in alcuni paesi europei, tra cui l’Italia. L’immunologo Giacomo Gorino: “Non ci sono elementi per allarmarsi, ma giusto avere uno spirito di cautela”

Il vaiolo delle scimmie è ricomparso in diversi paesi, tra cui Stati Uniti, Australia, Canada, Portogallo, Spagna, Svezia e Regno Unito. È di ieri la notizia delle prime tre persone positive in Italia, che sono attualmente ricoverate allo Spallanzani di Roma in condizioni stabili. La malattia, conosciuta dal 1958, è causata da un virus appartenente alla stessa famiglia del vaiolo, ma con conseguenze meno gravi. “Non ci sono elementi per allarmarsi, ma è sempre meglio prepararsi e avere i mezzi per contenere la malattia”, afferma l’immunologo Giamoco Gorino, che i colleghi di Ticinonews hanno interpellato per capire meglio di che cosa si tratti.

I sintomi
Come sintomi si manifestano generalmente febbre, debolezza e dolori articolari. La malattia causa poi la comparsa di pustole cutanee, che possono rivelarsi molto pruriginose e con la formazione di croste. In questa particolare epidemia sembrano localizzarsi soprattutto nella zona genitale, spiega l’esperto. “Se si sospetta la malattia è importante non recarsi direttamente dal medico, ma dare un colpo di telefono per evitare il diffondersi della malattia”.

Non è come il Covid
Come suggerisce il nome, il vaiolo delle scimmie è diffuso in generale nei primati non umani e in alcune specie di piccoli roditori, soprattutto in Africa. Ma l’infezione può essere trasmessa da questi animali agli esseri umani. Una persona infetta può in alcune circostanze contagiarne un’altra. La diffusione può avvenire per via respiratoria, ma “non è come il Covid”, precisa Gorini. “Generalmente è associata a un contatto prolungato e di breve distanza con la persona infetta”. Rispetto alle epidemie passate, c’è una predominanza di casi che vengono tecnicamente definiti “MSM”, uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini.

Le terapie

La malattia non è grave come il vaiolo umano, ma può essere grave e ha una letalità stimata intorno al 1-3%. “La maggioranza dei casi si risolvono nel giro di 2-4 settimane dall’infezione”, spiega Gorini. Non esiste un trattamento specifico, sebbene ce ne siano alcuni per il vaiolo che possono essere testati contro la malattia. “Si stima che il vaccino contro il vaiolo umano abbia una considerevole efficacia contro il vaiolo delle scimmie e possa essere somministrato anche post esposizione. Per questo è importante circondare i casi di contatti che possono essere vaccinati in modo da prevenire l’insorgere o contenere la malattia”.

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