Ticino
'Vado a fare la cavia in Ticino'
Redazione
15 anni fa
Numerosi italiani varcano il confine per sperimentare su di sé nuovi farmaci. Andrea: 'È come una vacanza, ti fanno gli esami gratis''

“Vado a fare la cavia in Ticino”. Non è uno scherzo e, soprattutto, non si scherza affatto. Le cavie esistono, eccome. Sono soprattutto italiani che varcano il confine e vengono in Ticino per passare quattro giorni di “relax” in una clinica, ricevono circa 1200 euro e, soprattutto, si fanno sperimentare nuovi farmaci. Insomma, sono cavie umane. Sono soprattutto studenti di medicina di Milano e Varese, giovani disoccupati, famiglie in difficoltà economica o persone dirette dai parenti in Germania che stanno qualche giorno in clinica nel Ticino, scrive il sito di Repubblica. Perché lo fanno? Non per il progresso medico, ma per i soldi. E ogni anni sono circa 750 italiani che varcano il confine per sottoporsi alla sperimentazione di farmaci delle varie multinazionali. In Ticino ci sono almeno due centri di sperimentazione: la Cross Research – che conduce annualmente anche 25 studi su volontari – e un’altra clinica privata. "Una quota tra il 75 e l'80% di chi si presenta da noi proviene dal vostro paese", osserva invece Giovan Maria Zanini, responsabile dell'Ufficio del farmacista cantonale e presidente del Comitato etico. “Sono stato a maggio dell'anno scorso. Prima ero andato quattro anni fa. L'ultima volta abbiamo sperimentato un sale. Quattro giorni e quattro notti. Mi hanno dato circa 1.200 euro". Pagamento? In contanti. "Sì, i soldi te li consegnano subito. La prima volta ho preso i 550 euro per due giorni e mi sono comprato la tavola da surf”, spiega Andrea (nome di fantasia), 30 anni che lavora come giardiniere, dalle colonne di Repubblica.it. La prima volta Andrea ha provato un gastroprotettore. "Tra l'altro ti fanno tutti gli esami gratis. Io comunque non ho avuto problemi di salute con i farmaci sperimentati. La seconda volta sono andato perché ero inserito nel loro database e sono stato chiamato. L'ho preso come un periodo di vacanza dal lavoro, quattro giorni di relax in clinica: si dorme, perché ti mandano a letto presto, si fanno giochi di società. Io ho sempre incontrato solo italiani. Ci sono soprattutto persone fino ai 40 anni. Una volta c'erano due sorelle sessantenni simpaticissime. E poi si instaurano bei rapporti anche con chi lavora lì. Ti aiutano, quando ti prelevano il sangue non ti fanno male". Ma ci si sente realmente una cavia? "Certo – osserva Andrea -, la prima cosa che dici è: vado a far la cavia in Svizzera. Quando sei lì poi ti rendi conto che lo hai voluto tu. Perché ti stanno dando dei soldi". E termina: "Uno ci va per i soldi. Almeno secondo me. Non credo proprio che ci siano persone che dicono: aiuto a sperimentare, se non mi pagano non fa niente".

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