Ticino
Vaccino agli over 12: “Sarà il ragazzo a decidere“
Teleticino
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Redazione
4 anni fa
Il farmaciasta cantonale Giovan Maria Zanini risponde alle domande più comuni riguardo l’estensione del vaccino agli under 16

Da ieri la campagna vaccinale in Ticino si è aperta anche agli over 12. Teleticino ha intervistato il farmacista cantonale Giovan Maria Zanini per diramare ogni possibile dubbio su questa nuova estensione dell’accesso al vaccino Pfizer, che per ora resta l’unico ad essere omologato anche per gli under 16.

Organizzazione non sarà identica a quanto fatto finora. Ci può spiegare in parole semplici?
“Esatto. Abbiamo due possibilità per chi desidera vaccinarsi in quella fascia d’età: a Giubiasco abbiamo creato un centro speciale, a orientamento pediatrico, aperto il mercoledì pomeriggio e tutto il sabato. Lì i ragazzi verranno vaccinati in presenza di un pediatra e la condizione per accedere sarà di essere accompagnati da un genitore. Ci si può iscrivere online da subito, con 380 iscritti già registrati in una giornata, cifra superiore alle mie attese. Come seconda possibilità invece ci sono dieci studi pediatrici, con 13 colleghi pediatri che si sono messi a disposizione. L’elenco è pubblicato sulla pagina internet del Cantone`, ci si potrà vaccinare previo appuntamento ma con la limitazione che i pediatri dovranno fare dei gruppi settimanali di almeno 18 perché c’è un problema tecnico logistico di cui non entro nel merito”.

Ma perché un 12enne dovrebbe vaccinarsi, considerando che sono quelli sottoposti a meno rischi se contraggono la malattia?
“Questa è un’offerta che facciamo a questa fascia d’età. Raccomandiamo la vaccinazione in due situazioni: nel caso di un ragazzo di quest’età affetto da malattia che potrebbero esporlo a decorsi gravi, per cui abbiamo già avuto diverse richieste nelle scorse settimane con qualche ragazzo che è già stato vaccinato in un contesto protetto, come abbiamo già fatto in gennaio con i casi più delicati. La seconda tipologia di giovani per cui raccomandiamo questo vaccino è quella che, pur essendo sana, vive con parenti con patologie che non gli permettono di vaccinarsi. In questo caso è giusto che chi può vaccinarsi aiuti a proteggere i propri congiunti, anche a quell’età”.

Ma se i genitori avessero idee discordanti sul vaccino, chi sceglie?
“Il ragazzo. Il principio è che, dopo tutto il parlare che se n’è fatto, è che un ragazzo o una ragazza di quell’età possa decidere da solo. È chiaro che la cosa va discussa in famiglia: noi chiediamo la presenza del genitore non tanto per avere la garanzia che sia il genitore a decidere ma per non avere problemi con le famiglie. Quando però i ragazzi si presenteranno non si chiederà al genitore se vuole fare vaccinare il figlio ma si chiederà direttamente al figlio qual è la sua decisione, con un minimo di valutazione. Non possiamo fare però una valutazione sulla capacità di discernimento, quindi dove ci sono divergenze tra genitori non si vaccinerà, si chiederà alla famiglia di risolvere il problema andando per esempio dal pediatra”.

Alcuni spettatori chiedono, allargando il discorso, quando sarà possibile vaccinarsi presso il proprio medico, anche per incentivare gli indecisi.
“In realtà è già da aprile che diversi studi medici, 70 o 80, vaccinano nel proprio studio. Altri medici hanno rinunciato a quest’opzione inviando i propri pazienti ai centri per una questione di velocità. In agosto verosimilmente sarà anche possibile vaccinarsi nelle farmacie”.

Sono 100’000 le persone non ancora vaccinate in Ticino, con 10’000 di queste che non possono farlo. Come dobbiamo leggere questa cifra?
“Innanzitutto dico che è venuto il momento di valutare le cifre da questa prospettiva, ovvero guardando quello che si potrebbe fare ma che abbiamo difficoltà a fare. Queste 100’000 persone, a mio parere, sono troppe. Devo però dire per onestà che se in gennaio qualcuno mi avesse detto che saremmo stati a questo punto a fine luglio ci avrei messo la firma. Oggi però abbiamo questo numero e se in aprile o in maggio avessimo avuto sufficiente vaccino sono sicuro che, sullo slancio che c’era allora, saremmo ampiamente sopra i 200’000”.
L’onda è un po’ scemata?
“È scemato proprio l’interesse. Da un lato siamo caduti proprio nel periodo delle vacanze, con due settimane d’anticipo rispetto alla Svizzera interna. Poi è anche un periodo favorevole dal profilo epidemiologico che rende le cose apparentemente meno serie. Io credo che con sufficiente vaccino qualche mese fa avremmo cifre ancora migliori, e pensare a dove saremmo potuti arrivare mi fa dire che dovremmo fare ancora uno sforzo. È importante sottolineare che 10’000 persone non possono essere vaccinati anche se lo desidererebbero. Bisogna pensare a proteggere anche loro, e se di quelle 100’000 che rimangono ne recuperassimo 20 o 30’000 sarebbe un intervento molto interessante per la collettività”.

L’estensione del’utilizzo del certificato Covid, come suggerito in Europa, potrebbe essere un incentivo?
“Io credo che per queste persone bisogni continuare con l’informazione trasparente sul vaccino, rendendo agevole il più possibile l’accesso al vaccino per esempio con un sistema di prenotazione fai da te. Bisognerebbe favorire chi ha fatto il vaccino e credo anche che pensare di penalizzare chi non ha fatto il vaccino diventerà un tema anche da noi, senza arrivare a degli estremi perché non bisogna togliere la libertà di scelta”.

La linea Macron, quindi?
“No, non arrivo lì. Per esempio per accedere a un grande evento è possibile vaccinarsi o farsi testare, ma in questo secondo caso non vedo perché il test dovrebbe pagarlo la collettività. Quindi c’è un insieme di misure alle quali, adagio adagio, si dovrà arrivare”.

Iniziative come i vaccini in alcuni esercizi pubblici, come fatto all’estero, sono escluse o fattibili?
“Oggi hanno domandato su quanto fatto in Svizzera tedesca, dove si stanno creando banchetti fuori dai centri commerciali per intercettare la gente che fa la spesa. Ne abbiamo discusso ma queste cose non ci piacciono perché riteniamo che non siano rispettose delle persone. Stiamo pensando ad altro, in questo momento stiamo lavorando per esempio sui gruppi etnici, persone che magari non guardano la televisione ticinese perché guardano quella della loro comunità di riferimento e che quindi sono fuori da tutte le discussioni che facciamo da 6 mesi. C’è venuto il dubbio che non riusciamo a raggiungere queste persone, quindi stiamo finalizzando delle azioni mirate”.

Gli spettatori chiedono: se qualcuno viene vaccinato in uno studio medico, chi rilascia il certificato Covid e come si fa a essere sicuri che non ci siano abusi?
“I medici sono abilitati a rilasciare il certificato, conoscono le regole e le devono rispettare. Per gli abusi è il discorso di sempre”

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