
“Improponibile” che un audit venga commissionato dai vertici di Unitas, visto che potenzialmente sono anch’essi oggetto dell’audit. Lo sostengono 14 deputati, primo firmatario Marco Noi (Verdi), in un’interpellanza interpartitica al Governo, nella quale chiedono di vincolare i sussidi pubblici che riceve l’associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana alla realizzazione di un audit indipendente.
Il tema, ricordiamo, riguarda presunti casi di molestie sessuali commessi da una persona in vista all’interno di Unitas, portati alla luce da un’interrogazione parlamentare di Claudia Crivelli Barella e dai media. Secondo quanto riferiscono i parlamentari il comitato di Unitas, dopo che il presidente aveva ritenuto diffamatorio riportare alla luce fatti risalenti a due anni prima e per i quali erano già stati presi provvedimenti, “aveva ammesso di essere a conoscenza di alcuni “episodi inappropriati” e ha incaricato l’avvocata Raffaella Martinelli Peter di fare un audit su quanto successo. In seguito una trentina di persone (soci, volontari, e utenti di Unitas) hanno firmato una lettera con la quale chiedono le dimissioni del comitato dell’Associazione UNITAS e dei Consigli della Fondazione UNITAS Tarcisio Bisi e Anita Gaggini, nonché della Fondazione Emma ed Ernesto Rulfo. Una lettera nella quale sembra emergere, evidenziano i granconsiglieri, che “l’organo dell’Ente sussidiato responsabile del buono svolgimento di attività e servizi a beneficio di persone in stato di bisogno a causa della loro cecità o ipovisione, non goda più della fiducia di diverse persone”.
“Chi conosce Unitas”, scrivono i granconsiglieri, “o si è dato la briga di incrociare le varie informazioni giornalistiche con le informazioni ufficiali presenti in rete su Comitato dell’associazione e Consigli delle citate fondazioni, arriva perfettamente a dedurre che la persona a cui vengono addebitati i “comportamenti inappropriati” non è semplicemente “un membro di UNITAS”, bensì con ogni probabilità una figura apicale e cardine degli ultimi 30 anni almeno di storia UNITAS”. Se ciò corrisponde a realtà, proseguono, “risulta difficilmente sostenibile o addirittura improponibile a mente degli e delle interpellanti che un audit sui fatti venga commissionato proprio da quei vertici associativi potenzialmente anch’essi oggetto dell’audit stesso”.
“Mandante, mandato e mandatario dell’audit”, ribadiscono Noi e co-firmatari, “devono in queste delicatissime situazioni essere assolutamente neutrali e equidistanti dalle parti coinvolte, soprattutto a tutela della parte più vulnerabile costituita dall’utenza in evidente stato di bisogno e dalle e dagli impiegate/i il cui contratto di lavoro dipende dalla dirigenza”.
Le domande al Governo
1. Quali controlli ha esercitato e esercita il CdS per tutelare gli utenti e i dipendenti delle associazioni finanziate dal cantone?
2. E’ giudizioso, secondo il CdS, che l’audit su UNITAS sia commissionato e pagato da UNITAS stessa?
3. Non è intenzione del Cantone condizionare l’elargizione dei sussidi a una propria verifica o commissionata a un mandatario indipendente?
4. Come si pone il CdS - a fronte della richiesta da parte di volontari, soci e utenti -delle dimissioni del comitato di UNITAS e dei consigli di fondazione?
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