
Tra chi condivide l’ipotesi di prolungare le chiusure c’è il sindacato Unia, che questa mattina via streaming ha tenuto una conferenza per tracciare un bilancio del 2020 del lavoro sindacale. “È stato l’anno in cui il sindacato ha dovuto ergersi a baluardo nella protezione della salute delle lavoratrici e dei lavoratori e farsi portavoce di un messaggio che si sente purtroppo ancora poco: la salute è prioritaria e proteggerla è più importante di qualsiasi altra cosa”, sottolinea Giangiorgio Gargantini, segretario regionale, ai microfoni di Teleticino.
La pandemia, con tutti i problemi economici e sociali ad essa associati, ha reso più complicato le trattative e ha accentuato alcune dinamiche che sono da sempre al centro della lotta sindacale. “Nell’edilizia, dopo il lockdown, abbiamo avuto trattative sul fatto di flessibilizzare il calendario dei lavori con la parte padronale”, spiega Dario Cadenazzi, responsabile edilizia del sindacato. “Abbiamo risposto di no perché i lavoratori hanno bisogno di certezze, calendari fissi e di lavorare in sicurezza. Quando si accelera con i ritmi di lavoro e quando c’è della paura, e in Ticino ce n’è tanta, i rischi di ammalarsi o di farsi male diventano enormi e stanno aumentando”.
La crisi ha portato con sé anche dei fenomeni mai visti prima, spiega Vincenzo Cicero, sempre del sindacato Unia. “In trattative per gli aumenti salariali alcuni datori di lavoro si sono presentati chiedendo una diminuzione lineare dei salari minimi quando in genere cercano di contenere gli aumenti salariali”. Restano poi in sospeso alcune contrattazioni, come per il settore del gesso o per i falegnami. Bisognerà inoltre essere vigili sul rispetto del CCL per architetti e ingegneri.
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