Ticino
UNIA: "Finestra di crisi, un passo avanti e due indietro"
UNIA: "Finestra di crisi, un passo avanti e due indietro"
UNIA: "Finestra di crisi, un passo avanti e due indietro"
Redazione
5 anni fa
Il sindacato critica la decisione del Consiglio di Stato di non aver chiesto una proroga oltre il 3 maggio

Unia Ticino e Moesa considera la prevista chiusura della finestra cantonale di crisi il 3 maggio prossimo un preoccupante passo indietro in materia di protezione dei lavoratori e della popolazione. Lo ha comunicato oggi il sindacato via nota stampa. Secondo Unia la finestra di crisi stabilita in Ticino aveva finora consentito di abbassare la curva dei contagi e un suo mantenimento andava difeso "per lasciare aperta la possibilità di una riattivazione". Il sindacato si dichiara dunque sorpreso che il Cantone si sia "affrettato" a dire che questa finestra di crisi sarà l'ultima.  Per Unia, "questo significa che dal 3 maggio non sarà più possibile un approccio regionale nella lotta al virus". Fatto allarmante, si legge, perché il Ticino è di fatto una regione territorialmente legata alla Lombardia e "l’allentamento delle misure dovrebbe avvenire in armonia con quanto succede nelle zone italiane di frontiera e non considerando i dati di Argovia o di Basilea!"

"Aperture pericolose, mal organizzate e non coordinate"Secondo il sindacato, dopo la chiusura delle attività economiche non essenziali, si sarebbe dovuto procedere con allentamenti scaglionati e grande cautela verso la ripresa delle attività. "Fino a due settimane fa si è ragionato in questi termini", si legge, "pur non riuscendo sempre a contenere le voglie di ripresa del mondo economico, in particolare di quello industriale". Da questa settimana invece si è "passati a passi troppo lunghi: di qui la nostra critica. Oggi, senza ancora poter valutare le aperture attuali, se ne decidono altre: pericolose, mal organizzate e non coordinate al livello sovraregionale. Un chiaro errore, che Unia non può che denunciare".Le ulteriori aperture, si legge, dovevano essere accompagnate da discussioni e analisi sul sistema di controllo: necessità sia per lavoratori sia per la popolazione, ma anche per l'economia privata, per "contestare quella sorta di 'zona grigia' negativa per tutti gli industriali: "se chi lavora male è denunciato, gli altri di riflesso beneficiano di più credibilità". Unia conclude però che "purtroppo, le nostre ripetute e pressanti richieste di garanzie da questi punti di vista non hanno sortito risultati".

La responsabilità delle associazioni padronaliSecondo Unia, nella giornata di ieri (21 aprile) "con alcune fughe di notizie orchestrate ad arte", si sarebbe tentato di far passare il sindacato come il responsabile di un eventuale rifiuto da parte del Consiglio federale del prolungamento della finestra di crisi, per non aver condiviso gli ulteriori allentamenti delle misure previsti. Estensione che, si legge, è stata oggi peraltro autorizzata. Il sindacato accusa invece AITI, che lunedì sarebbe stata la sola ad essersi pronunciata contro il mantenimento della stessa Risoluzione governativa in vigore dal 20 aprile, come proposto dal Consiglio di Stato. AITI che, assieme SSIC, avrebbe poi fatto pressione affinché questa risoluzione fosse modificata, "rendendo impossibile un sostegno del sindacato, sia per i contenuti sia per la forma".

Unia chiede infine il perché questo passo indietro da parte del Cantone, e soprattutto "perché alle richieste sindacali si risponde picche, mentre a quelle dell'economia segue perfino una modifica delle risoluzioni già preparate e già sottoscritte da altri partner sociali?". Questo comportamento viene infine definito "pericoloso e in contraddizione con quanto fatto sin dall'inizio della crisi".

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