
Polizia, pompieri e soccorritori sono accorsi numerosi ieri sera alla Stampa di Cadro a causa di un principio d'incendio divampato dalla cella di un detenuto. Un agente di custodia e due detenuti hanno riportato una lieve intossicazione e sono stati trasportati all'ospedale per dei controlli, mentre altri due agenti sono stati visitati sul posto. Più gravi i danni materiali alla cella da cui sono partite le fiamme, tali da renderla inagibile. “In 11 anni di direzione del carcere, sarà successo 4-5 volte”, commenta il direttore delle strutture carcerarie cantonali Stefano Laffranchini a Ticinonews. “La cosa è particolarmente problematica in un carcere: non è come in un hotel dove sono segnalate le vie di fuga. Le persone detenute dipendono in tutto e per tutto dagli agenti di custodia anche per essere tratte in salvo. Anche gli estintori in carcere sono sottochiave per evitare che si possano trasformare in armi”.
Le priorità in caso di incendio
Gli agenti di custodia, equipaggiati e formati anche per casi di questo tipo, sono intervenuti rapidamente, mettendo in sicurezza l’area interessata e i detenuti, accompagnati nel punto di raccolta stabilito, ossia la palestra del carcere. “Il problema principale in caso di incendio non è tanto la propagazione delle fiamme essendoci molto cemento, ma è soprattutto il fumo”, spiega ancora Laffranchini. “Il primo compito del personale è quello di trarre in salvo i detenuti. Una volta fatto questo, ci si concentra sull'evitare che l'incendio si propaghi. Infine, si inizia l'opera di spegnimento”.
Incendio doloso?
Toccherà ora all'inchiesta di Polizia stabilire le cause dell'accaduto. Il sospetto però è che possa trattarsi di un incendio intenzionale. Ipotesi di reato che, se venisse confermata, comporterebbe un deciso inasprimento della pena da scontare per il detenuto.
Le sfide del carcere
Il fatto di cronaca si inserisce in un periodo già intenso per le strutture carcerarie ticinesi, fra detenuti sempre più problematici da gestire e sovraffollamento. “Né la qualità delle persone detenute, né il periodo di sovraffollamento facilitano interventi di questo tipo”, prosegue Laffranchini. “Il sovraffollamento può essere un problema laddove alcune celle dovessero risultare inagibili a seguito di un incendio o altri eventi perché non avremmo spazi alternativi dove poter collocare i detenuti. Nel corso degli anni abbiamo vissuto una sorta di calo nei periodi estivi, quest'anno purtroppo non è avvenuto. L'allarme è dunque costante”.
Personale sotto pressione
Un allarme - 266 persone in detenzione per 267 posti disponibili - che ha conseguenze dirette sul personale. “Il personale è composto da persone straordinarie, ma lavora sotto pressione. Confido in loro e nel fatto che riusciremo a superare questo periodo difficile. Hanno appena concluso la scuola 7 agenti, abbiamo un nuovo concorso e contiamo di assumerne ancora. Questo ci permetterà di respirare”.
Nessuna conseguenza per il mini arrocco
Interventi strutturali, ma anche infrastrutturali. In attesa dell'edificazione di un nuovo carcere - lo studio di fattibilità è in corso - a corto termine vi è l'ipotesi concreta di un ampliamento tramite 5 prefabbricati securizzati. Serve però il sostegno politico. In questo senso, per Laffranchini, il fatto che dal mese prossimo Claudio Zali assumerà la conduzione politica di Polizia e Magistratura, mentre Norman Gobbi manterrà quella delle strutture carcerarie, non porrà problemi, nemmeno a livello comunicativo. “I contatti che intratteniamo con la polizia e la magistratura sono a livello operativo e non a livello politico-strategico. Da questo punto di vista non cambierà nulla”, conclude.