Olive
Un'annata da dimenticare per l'olio ticinese, Premoli: "Colpa della mosca dell'olivo e del clima"
Una delle peggiori stagioni degli ultimi dieci anni: così gli olivicoltori ticinesi descrivono il 2025, segnato da condizioni meteo avverse e da un’infestazione eccezionale della mosca dell’olivo. Il risultato è un raccolto ai minimi storici e una qualità compromessa.

Il 2025 si chiude come una delle peggiori stagioni degli ultimi dieci anni per l’olivicoltura ticinese. Condizioni meteorologiche avverse e un’infestazione della mosca dell’olivo hanno portato a un crollo della produzione: -92% rispetto ad alcuni anni fa. "È stato davvero un annus horribilis", conferma Claudio Premoli, presidente dell’Associazione Amici dell’Olivo. "La mosca e il clima instabile hanno compromesso sia la quantità sia la qualità dell’olio".

Clima anomalo e parassiti in aumento

Le cause del disastro sono molteplici. L’inverno, troppo mite, non ha garantito alle piante le 700–800 ore di freddo necessarie al corretto riposo vegetativo. La primavera, invece, è stata segnata da piogge insistenti, che hanno ulteriormente indebolito gli olivi, rendendoli più vulnerabili. A peggiorare le cose è poi arrivata la mosca dell’olivo, favorita da un’estate umida e temperature miti. "In queste condizioni la mosca prolifera in modo esplosivo", spiega Premoli. 

Monitoraggio e pochi strumenti di difesa

Il quadro è stato confermato dal monitoraggio realizzato con il servizio fitosanitario: 7’500 mosche catturate in pochi mesi, un numero alto per il territorio ticinese, soprattutto per l'esigua presenza del frutto. Un esercito di parassiti che ha "banchettato con un raccolto già ridotto ai minimi", aggiunge il presidente dell'Associazione. I produttori denunciano anche la scarsità di strumenti realmente efficaci per contrastare mosche e malattie. "Abbiamo pochi strumenti di difesa", afferma Premoli, il quale ha concluso spiegandoci che "dovremo prepararci ad affrontare altre annate come questa".