Ticino
Una vita da giostraio
Marco Jäggli
4 anni fa
Michele Pellerani, titolare del Luna Park di Agno, racconta una vita condivisa da tre generazioni della sua famiglia in un mestiere che, al di là delle recenti tribolazioni, in Ticino rischia di scomparire

Dopo un anno e mezzo segnato dal Covid ora ci pensa anche la meteo a far tribolare i titolari di Luna Park, costantemente incollati allo schermo del cellulare per gli ultimi aggiornamenti da Locarno-Monti. Lo conferma Michele Pellerani, giostraio e proprietario delle giostre che, puntuali come ogni anno, sono sorte nei prati di Agno davanti all’aeroporto: “Non eravamo impossibilitati a lavorare per legge”, ha raccontato ai microfoni di Teleticino, “ma chiaramente c’erano delle restrizioni talmente grandi che non era possibile avere un margine di guadagno, anzi... quest’anno è la stessa cosa, infatti siamo ripartiti a luglio”.

“Non si vive di solo lavoro, grande risposta della gente”
Ma com’è la situazione a livello di aiuti? “Come persona sono stato aiutato, però a livello di ditta è stato un disastro: Berna ha deciso di dare un 20% sulla cifra d’affari però il Canton Ticino, unico a dividere in categorie, per la nostra ha deciso per il 6%... per fortuna alla mia età ho potuto usare i miei risparmi e sono ancora qua”. Se dovesse fare un appello alla politica, cosa chiederebbe? “Direi che il mondo è cambiato ma le famiglie e i ragazzi sono gli stessi e hanno bisogno, specialmente in questo contesto pandemico, di queste cose”, risponde Pellerani, “io sto trovando un riscontro che mi dà una gran forza. La gente sorride e si diverte perché ha voglia di uscire. Il lavoro ci vuole ma ci vuole anche altro e a questo provvediamo noi”.

Il titolare del Luna Park di Agno colto l’occasione per raccontare la sua esperienza di vita da giostraio e già figlio e nipote di giostrai, in particolare come il suo mestiere che ha avuto conseguenze su di lui fin dall’infanzia, nel bene e nel male: “Da bambino ero adorato da tutti in quanto ero figlio del proprietario, quindi lascio a lei immaginare”, racconta Pellerani ridendo, “per quanto riguarda l’istruzione, quando il papà cambiava piazza io cambiavo scuola e ho incontrato qualche difficoltà anche con dei maestri: alcuni ci vedevano come delle persone poco raccomandabili, degli ‘zingari’ a cui fare attenzione”.

Un mestiere fuori dagli schemi...
“È una vita fuori dalle regole normali”, continua Pellerani, “lavori il sabato e la domenica e in orari strani, ma a me piace. Ho conosciuto veramente tante persone e per me è stato un bagaglio culturale importante”. Un mestiere che, come già detto, si è tramandato nelle generazioni: “I miei nonni sono arrivati a Zurigo nel 1915, dall’Italia. Facevano i commedianti nel periodo freddo e le giostre in estate, con la differenza rispetto ad oggi che era tutto di legno”.

...e a rischio?
La professione però negli anni è mutata profondamente, e ora rischia di scomparire: “In Svizzera interna ci sono delle tradizioni e in certe feste si chiudono le strade, si mettono le giostre e finita lì”, racconta Pellerani, “qui da noi questa cosa non esiste, se non in due situazioni: San Provino qui ad Agno e San Martino a Mendrisio. Il futuro lo vedo malissimo: i posti andranno a scomparire, la gente si lamenta per la musica o i ragazzi col motorino. Non c’è più tolleranza, inoltre non abbiamo sostegni a livello politico”.

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