
Dopo un anno e mezzo segnato dal Covid ora ci pensa anche la meteo a far tribolare i titolari di Luna Park, costantemente incollati allo schermo del cellulare per gli ultimi aggiornamenti da Locarno-Monti. Lo conferma Michele Pellerani, giostraio e proprietario delle giostre che, puntuali come ogni anno, sono sorte nei prati di Agno davanti all’aeroporto: “Non eravamo impossibilitati a lavorare per legge”, ha raccontato ai microfoni di Teleticino, “ma chiaramente c’erano delle restrizioni talmente grandi che non era possibile avere un margine di guadagno, anzi... quest’anno è la stessa cosa, infatti siamo ripartiti a luglio”.
“Non si vive di solo lavoro, grande risposta della gente”
Ma com’è la situazione a livello di aiuti? “Come persona sono stato aiutato, però a livello di ditta è stato un disastro: Berna ha deciso di dare un 20% sulla cifra d’affari però il Canton Ticino, unico a dividere in categorie, per la nostra ha deciso per il 6%... per fortuna alla mia età ho potuto usare i miei risparmi e sono ancora qua”. Se dovesse fare un appello alla politica, cosa chiederebbe? “Direi che il mondo è cambiato ma le famiglie e i ragazzi sono gli stessi e hanno bisogno, specialmente in questo contesto pandemico, di queste cose”, risponde Pellerani, “io sto trovando un riscontro che mi dà una gran forza. La gente sorride e si diverte perché ha voglia di uscire. Il lavoro ci vuole ma ci vuole anche altro e a questo provvediamo noi”.
Il titolare del Luna Park di Agno colto l’occasione per raccontare la sua esperienza di vita da giostraio e già figlio e nipote di giostrai, in particolare come il suo mestiere che ha avuto conseguenze su di lui fin dall’infanzia, nel bene e nel male: “Da bambino ero adorato da tutti in quanto ero figlio del proprietario, quindi lascio a lei immaginare”, racconta Pellerani ridendo, “per quanto riguarda l’istruzione, quando il papà cambiava piazza io cambiavo scuola e ho incontrato qualche difficoltà anche con dei maestri: alcuni ci vedevano come delle persone poco raccomandabili, degli ‘zingari’ a cui fare attenzione”.
Un mestiere fuori dagli schemi...
“È una vita fuori dalle regole normali”, continua Pellerani, “lavori il sabato e la domenica e in orari strani, ma a me piace. Ho conosciuto veramente tante persone e per me è stato un bagaglio culturale importante”. Un mestiere che, come già detto, si è tramandato nelle generazioni: “I miei nonni sono arrivati a Zurigo nel 1915, dall’Italia. Facevano i commedianti nel periodo freddo e le giostre in estate, con la differenza rispetto ad oggi che era tutto di legno”.
...e a rischio?
La professione però negli anni è mutata profondamente, e ora rischia di scomparire: “In Svizzera interna ci sono delle tradizioni e in certe feste si chiudono le strade, si mettono le giostre e finita lì”, racconta Pellerani, “qui da noi questa cosa non esiste, se non in due situazioni: San Provino qui ad Agno e San Martino a Mendrisio. Il futuro lo vedo malissimo: i posti andranno a scomparire, la gente si lamenta per la musica o i ragazzi col motorino. Non c’è più tolleranza, inoltre non abbiamo sostegni a livello politico”.
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