
Continua a far parlare di se, il marmo verde del Guatemala, in realtà proveniente dall'India, posato al nuovo centro culturale di Lugano, il LAC.
Le evidenti differenze di colore si sono meritate pure la prima pagina del Mattino della domenica di ieri.
Oggi è il Corriere del Ticino a tornare alla carica, con un'intervista al presidente dell'Associazione industrie dei graniti, marmi e pietre naturali del Ticino (AIGT), Mauro Bettazza.
Il quale consiglia di procedere ad una perizia esterna, "per evitare anche possibili concorrenze tra gli attori presenti nella regione".
"L'idoneità o meno di un oggetto come la facciata in questione non è a discrezione dell'occhio o del buon gusto, nemmeno quello del committente" ha dichiarato Bettazza, secondo il quale sarebbe stato possibilissimo utilizzare materiale svizzero per lo stesso lavoro.
"Sicuramente, tra l'altro se ricordo bene il progettista del LAC, l'architetto Ivano Gianola, inizialmente avrebbe voluto usare una pietra poschiavina, il Serpentino. Che però poi non era stato giudicato idoneo..."
Bettazza consiglia quindi al Municipio, che in questa vicenda potrebbe configurarsi come "parte lesa", di richiedere una perizia super partes ad uno degli esperti sparsi sul territorio nazionale.
Infine il presidente dell'AIGT lancia una frecciata allo stesso Comune di Lugano. "L'impresa che si è aggiudicata l'appalto non si è rifatta agli attori che sono protagonisti a livello cantonale. I nostri associati l'appalto per quella facciata e anche per i pavimenti non l'hanno mai neanche visto. (...) Il materiale è stato fornito dall'estero e dall'estero è stato posato. Tra parentesi questa tipologia di appalto, che vediamo prendere sempre più piede sul territorio, è anche il motivo per cui la nostra associazione si rifiuta da due anni e mezzo di sottoscrivere un contratto collettivo di categoria."
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