
Nel mese di dicembre del 2014 il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) ha presentato il documento “La scuola che verrà - Idee per una riforma tra continuità e innovazione” che proponeva idee e concetti sulla base dei quali progettare una riforma della scuola dell’obbligo ticinese.
Le idee esposte nel 2014 sono state approfondite grazie alle considerazioni emerse dalla prima ampia consultazione interna e sono nel frattempo diventate proposte.
Sono cinque le principali tematiche: la gestione dell’eterogeneità, la valutazione, i docenti, l’istituto scolastico e le condizioni di attuazione della riforma.
Eterogeneità – Via corsi A e BAllo scopo di conciliare i principi di inclusività ed equità garantendo un’educazione di qualità, si vuole adottare il principio di personalizzazione, offrendo una griglia oraria maggiormente flessibile rispetto al presente, forme didattiche diversificate (lezioni, laboratori, atelier, giornate/settimane progetto) e una scelta di opzioni variegata. In aggiunta, l’adozione di pratiche didattiche differenziate permetterà di fornire agli allievi una formazione scolastica più solida e approfondita, che tenga conto delle differenze esistenti fra gli allievi nel loro modo di affrontare l’apprendimento. Queste misure porteranno inoltre al superamento dell’attuale sistema di differenziazione curricolare presente nella scuola media e basato sui corsi A e B (in matematica e tedesco).
Valutazione – Non solo noteIn una riforma all’interno della quale la differenziazione pedagogica e la personalizzazione diventano i pilastri portanti è necessario adattare anche il modello valutativo. La Scuola che verrà non intende abolire il sistema attualmente in uso, ma prevede di integrare alla valutazione espressa in forma numerica la redazione di un quadro descrittivo degli apprendimenti che consideri sia le competenze raggiunte nelle discipline sia quelle trasversali. Le proposte formulate circa i processi e gli strumenti di valutazione rendono la licenza di scuola elementare e quella di scuola media superflue: entrambe sono pertanto abbandonate. Per quanto riguarda la transizione al postobbligo, in collaborazione con i responsabili degli ordini scolastici successivi alla scuola media saranno formulate, per i diversi orientamenti formativi, delle indicazioni relative alle caratteristiche individuali e ai fattori che possono favorire una buona probabilità di riuscita dell’allievo. Durante la scuola media l’allievo sarà inoltre accompagnato in maniera più approfondita dal docente di classe nel percorso di orientamento.
I docenti – Più collaborazione all’interno degli istitutiI docenti sono una risorsa preziosa e centrale nella scuola. Il progetto di riforma intende, mantenendo i principi di autonomia e libertà di insegnamento che caratterizzano la professionalità del docente, creare condizioni quadro favorevoli all’esercizio del loro mandato educativo. Tra queste, la collaborazione all’interno degli istituti scolastici è sempre più percepita come un ingrediente indispensabile per migliorare la pratica pedagogica ed è quindi un vettore prezioso di ogni riforma scolastica significativa. Per questo motivo uno dei principali obiettivi della Scuola che verrà è quello di generalizzare e di rendere reali e realizzabili le pratiche di collaborazione all’interno degli istituti scolastici. A questo scopo si metteranno a disposizione degli istituti scolastici dei momenti di condivisione e degli spazi adeguati in modo da favorire la promozione di una cultura collaborativa. Oltre a questo si vuole favorire il co-insegnamento tra docenti titolari/disciplinari e con altre risorse interne all’istituto. Anche la formazione (iniziale e continua) avrà un ruolo determinante per sostenere i docenti, i quadri e gli operatori che formano le comunità scolastiche, mentre la creazione di comunità di pratica e di apprendimento professionale potrà favorire l’apprendimento reciproco, lo scambio di conoscenze ed esperienze tra i docenti.
L’istituto scolastico – Le scuole medie diventano Unità autonomeCome riportato dagli indicatori del sistema scolastico ticinese (Scuola a tutto campo), attualmente il livello di autonomia degli istituti cantonali è buono soprattutto relativamente all’organizzazione dell’insegnamento, mentre rimangono maggiormente centralizzate decisioni riguardanti la programmazione e la struttura, la gestione del personale e l’utilizzo delle risorse finanziarie. Sulla base di queste considerazioni si propone di sperimentare la trasformazione degli istituti di scuola media in Unità amministrative autonome (UAA).
L’attuazione della riforma – Tempo d’insegnamento ridottoAffinché una riforma possa essere realizzata con successo è necessario che le proposte presentate siano accompagnate da condizioni di attuazione favorevoli. Il progetto di riforma ha identificato condizioni di tipo materiale e organizzativo (riduzione del tempo di insegnamento, messa a disposizione di monte ore per l’innovazione, generalizzazione del docente di appoggio, lezioni a effettivi ridotti per laboratori e atelier, spazio in griglia oraria per collaborare, ecc.) ma anche legate alla formazione di base e continua dei docenti.
Finanziamento – 2,25 milioni l’anno per la sperimentazione, 32 milioni per l’implementazioneUn’ultima condizione di attuazione tocca gli aspetti finanziari. Se diverse delle misure presentate non implicano maggiori costi, altre necessitano di essere accompagnate da investimenti supplementari (come nel caso delle misure strutturali). Per la sperimentazione (settembre 2017-giugno 2021) il costo previsto è di 2 milioni all’anno a carico del Cantone e 0.25 milioni all’anno a carico dei comuni che parteciperanno alla fase di sperimentazione. Al momento dell’implementazione in tutti gli istituti di scuola media e nelle scuole comunali (quindi non prima della legislatura 2023-2027) il maggior costo generato alla riforma è stimato a circa 32 milioni di franchi annuali (ripartiti in 24 milioni per il Cantone e 8 milioni per i comuni); la cifra equivale al 5.4% della spesa attuale sostenuta dal Cantone per la scuola (e all’1% della spesa attuale sostenuta dai comuni). L’impatto finanziario della riforma risulta quindi essere frazionato nel tempo.
Anche in occasione della pubblicazione del secondo rapporto il DECS desidera favorire un’ampia riflessione collettiva che prenderà forma attraverso un doppio canale. Grazie alla consultazione ‘tradizionale’ e al questionario online sia gli attori implicati nel mondo della scuola sia la società civile potranno esprimere la propria opinione riguardo alle proposte presentate. Prima di giungere a un’eventuale generalizzazione, una volta terminata la consultazione e ulteriormente rivisto il modello, si prevede di sperimentare l’attuazione delle proposte in sei istituti scolastici (tre riferiti alle scuole comunali e tre alle scuole medie).
I dettagli e le parole del direttore del DECS, Manuele Bertoli, questa sera alle 18:45 su TeleTicino.
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