
Migliaia di persone, strette in un corteo silenzioso, hanno attraversato oggi le vie di Bellinzona. Un messaggio potente, che si è fatto spazio senza bisogno di slogan, né megafoni. Solo cartelli, sguardi e passi. Una manifestazione che parte dal basso, promossa da un gruppo di cittadini e cittadine comuni con la volontà di far sentire una voce collettiva, in un momento in cui - denuncia Mariasole Martini Giovannoli, una dei tanti organizzatori del corteo - a mancare è proprio il coraggio delle istituzioni. “Siamo stati spinti dal fatto che da ormai 20 mesi assistiamo al massacro della popolazione palestinese, che secondo noi – ma non solo – ha assunto delle dimensioni assolutamente inaccettabili”. Martini Giovannoli, sottolinea poi che persino un gruppo di esperti e di politici parlano di genocidio. “Le autorità, però, non fanno nulla e il silenzio della Svizzera ci addolora e ci indigna. Nemmeno i partiti si sono mossi, motivo per cui – come gruppo di normali cittadini – abbiamo deciso che non si può più stare ad assistere a un genocidio in diretta, sentendosi impotenti e non rappresentati dalle nostre istituzioni”. Dal piazzale della stazione fino a Piazza Governo, in silenzio. Ma con richieste molto chiare: tra queste il cessate il fuoco immediato, lo sblocco degli aiuti umanitari e la ripresa del finanziamento all'UNRWA.
"Un silenzio assordante"
Della Svizzera si dice che il suo silenzio è complice e assordante. Un silenzio rappresentato, appunto, anche nella giornata di oggi. “Il nostro silenzio - spiegano gli organizzatori - non è come quello delle autorità: il nostro è un lutto consapevole, non complice. È il silenzio di chi non vuole più restare a guardare”. Martini Giovannoli ha poi voluto precisare che “abbiamo voluto una manifestazione silenziosa anche perché in questo modo è il più inclusiva possibile”. Un momento di raccoglimento, ma anche di denuncia. “Non intendiamo un silenzio complice, ma di lutto per tutte le vittime che stanno morendo sotto le macerie e di fame in questi giorni. Si parla di 14mila bambini a rischio di morte per malnutrizione proprio in queste ore, mentre parliamo e manifestiamo”.
Questione antisemitismo
Il tema della manifestazione porta inevitabilmente con sé il tema della polarizzazione. Non mancano infatti le accuse di essere antisemita nei confronti di chiunque manifesti o faccia sentire la propria voce. “Penso che l’accusa di antisemitismo sia inconsistente per chi sta semplicemente criticando l’opera del governo israeliano, e lo dimostra il fatto che sia all’interno di Israele sia fuori dai suoi confini stanno aumentando le iniziative contro questa politica di Netanyahu, portate avanti da ebrei dissenzienti. Ci sono un sacco di personalità del mondo e della cultura ebraica che stanno prendendo posizione contro la politica attuale”.