
“Hanno presentato un progetto completamente anonimo, fatto da scatole di scarpe giganti, che potrebbe benissimo stare nella periferia di Gallarate”. Così il consigliere comunale di Bellinzona Tuto Rossi (gruppo Lega/Udc) definisce il piano del futuro Quartiere Officine nel centro di Bellinzona. Un progetto, quello presentato a ottobre 2020 che, è bene ricordare, non è definitivo, ma rappresenta la base per pianificare l’area tra spazi edificabili e zone verdi. Per Rossi, però, sono le premesse ad essere sbagliate. “Hanno progettato il centro di Bellinzona come se fosse un’operazione immobiliare, invece è un’operazione identitaria. Hanno presentato un progetto anonimo, senza nessuna ambizione”.
Da qui, la proposta di aprire un concorso di architettura internazionale. Al tempo stesso, viene sottolienata la necessità di un disegno in grado di dialogare con quanto sta attorno. Fondamentale, secondo Rossi, il contributo di chi è del mestiere. “Non bisogna lasciare in mano a dei burocrati un progetto così importante, perché da ciò che si costruirà uscirà l’identità della capitale del Canton Ticino, e forse anche del Canton Ticino, per i prossimi 100 anni”.
Un grido d’allarme
Sulla carta, il progetto diviso tra città, cantone e ferrovie, prevede contenuti amministrativi, abitativi, aree di svago e il parco dell’innnovazione. Al centro continuerà a dominare l’edificio noto come “la cattedrale”, possibile futura casa della cultura. Al momento il rapporto pianificatorio si trova sul tavolo del Consiglio di Stato, poi sarà sottoposto al consiglio comunale. “Non ho ancora parlato con il Miuncipio”, precisa Rossi. “Ho iniziato a fare un appello al pubblico. Scriverò al Municipio e a tutte le persone di buona volontà, di tutte le fedi politiche. Spero che gente più competente di me, archiettti e urbanisti, raccolgano il mio grido d’allarme e lo portino in avanti, affinché Bellinzona possa essere all’altezza delle sue ambizioni”.
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