
In Ticino tantissimi privati stanno mettendo a disposizione ciò che hanno, appartamenti e stanze libere, ai profughi ucraini che fuggono dalla guerra. Un’ondata di solidarietà che coinvolge tutto il cantone. Ma gli alloggi messi a disposizione sono sufficienti per rispondere all’attuale domanda? “In questo momento è complesso dire se siano sufficienti o meno”, spiega Gabriele Fattorini, direttore della divisione azione sociale e famiglie del Dss. “Le cifre di affluenza possono variare da un momento all’altro. Ci sarà sicuramente un incremento di questa offerta, e se necessario verrà fatto un ulteriore appello”. È vero che, parallelamente alla raccolta di queste strutture individuali, “viene fatta anche una raccolta delle possibilità collettive, comprese le disponibilità di pensioni o alberghi, o di strutture come quella attivata in Valle Maggia”.
L’aspetto economico
Per il momento non è ancora prevista la corrispondenza di un importo a chi, in modo spontaneo, si offre a, titolo volontario, per l’alloggiamento privato, tuttavia “oltre alla registrazione al centro federale di Chiasso, c’è la possibilità, per chiunque, di annunciarsi anche al cantone, proprio per attivare quelle prestazioni sociali che sono necessarie alla persona per avviare un percorso di autonomia”. Oggi chi riceve uno statuto di protezione S ha diritto a delle prestazioni sociali, in particolare a una prestazione legata proprio al sostentamento, e “ha inoltre diritto al pagamento diretto del premio di base dell’assicurazione malattia”, precisa Fattorini. L’obiettivo è sempre quello di rendere autonome le persone. “Lo Statuto di protezione S permette di entrare sul mercato del lavoro da subito. Parallelamente agli aiuti sociali c’è quindi la possibilità di iniziare a lavorare. Man mano quindi che la persona acquisirà un’autonomia, una sorta di integrazione, le prestazioni sociali che vengono fornite nel primo blocco di “avvio” saranno ricalcolate”.
La questione linguistica
Per evitare che la lingua diventi una barriera, nella prima fase di accoglienza sono stati coinvolti mediatori culturali e traduttori “che ci aiutano a livello di comunicazione”. Nei centri collettivi, come quello di Aurigeno, “si stanno anche predisponendo dei primi momenti di socializzazione linguistica mamma-bambino”.
Le indicazioni temporali
Fare previsioni, vista l’incertezza della situazione attuale, è molto difficile... “a livello di accoglienza “privata”, in questo momento la Segreteria di Stato della migrazione (Sem) indica un termine di tre mesi, a grandi linee, per poter garantire un’accoglienza continuativa”, spiega Fattorini. “Sappiamo però che è possibile che questo periodo debba essere adeguato in funzione dell’evoluzione del conflitto”.
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