
È una storia a lieto fine quella che abbiamo raccolto oggi a Meride. Elisa e Alex Robbiani sono una delle famiglie del nostro cantone che ha deciso di accogliere a casa propria delle famiglie in fuga dalla guerra. Un’idea nata per aiutare nel momento del bisogno e trasformatasi in un secondo tempo in un viaggio vero e proprio. “Noi ci eravamo messi a disposizione sin dall’inizio per accogliere dei rifugiati ucraini”, premette Elisa a Ticinonews. “Sono quindi stata contattata da una signora che si occupa di organizzare il viaggio e l’accoglienza di rifugiati in Ticino e che mi ha chiesto di darle una mano nella ricerca di appartamenti dove ospitare profughi. Dopo avere messo a disposizione degli spazi a casa mia, è sorto un nuovo problema: servivano degli autisti che andassero a recuperare dei rifugiati al confine ucraino”.
Ucraina, andata e ritorno
È qui che entra in gioco Alex Robbiani, proprietario di una scuola guida del Mendrisiotto. Un bus partito un venerdì di due settimane fa da Bellinzona e con Alex al volante è arrivato verso il tramonto di sabato al confine con l’Ucraina. All’andata, il veicolo era carico di viveri e beni di prima necessità, ma al rientro in Svizzera era colmo di storie e di volti di persone in fuga dall’orrore delle bombe: “Abbiamo portato in salvo numerose mamme, nonne e bambini: il più piccolo aveva solo due anni”.
Legami forti
Alcuni di questi bambini, assieme alle loro mamme, hanno trovato ospitalità a casa di Alex e Elisa per qualche giorno, prima di essere trasferiti in appartamenti di Vacallo. A rimanere con la coppia momò sono però Julia e Bagdan, una mamma ucraina con il suo bambino: “Ci ha chiesto di restare con noi, di non lasciarla”, spiega Elisa, commossa. “Forse Julia farà venire qui la sua famiglia. Noi siamo comunque disposti a ospitare altre persone, con delle stanze già pronte”.
Normalità cercasi
I Robbiani e soprattutto Julia e Bagdan sono alla ricerca di una quotidianità il più normale possibile. “Ho accompagnato Julia a iscriversi a un corso di italiano e giovedì avremo un colloquio alla scuola dell’infanzia per l’ingresso di Bagdan”, ci dice Elisa. “Non mancano le questioni burocratiche da affrontare”.
Passo dopo passo
In questi giorni insieme, però, non sono mancati i momenti difficili, segnati anche da difficoltà di comunicazione: “Quando le mani e l’inglese non bastano, la tecnologia aiuta. Per fortuna, le applicazioni di traduzione simultanea funzionano molto bene”, commenta Alex. Ma si deve pure fare fronte alle proprie emozioni: “Insieme, io e Julia, abbiamo pianto molto e questo ogni tanto accade ancora”, confessa Elisa. “Il piccolo Bagdan, all’inizio, si era chiuso in sé stesso, ma poco a poco è come se stessimo diventando un’unica famiglia”, conclude Alex.
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