
Le storie d’amore possono finire male. L’epilogo può essere anche burrascoso e violento. Raramente però si sente di storie coniugali che finiscono in un tritalegna, ovvero quella macchina, presente in molte falegnamerie, che sbriciola gli scarti attraverso delle lame rotanti, trasformandoli in truciolato. E dentro quella macchina, il 28 febbraio del 2007 ci è finita una donna, messa li con la forza da suo marito: Massimo Fassora, 48 anni, titolare dell’omonima falegnameria di Cadro. Quella mattina i due coniugi, separati già da qualche tempo, hanno l’ennesimo litigio. Una situazione di crisi che aveva avuto precedenti con alcune aggressioni e molte minacce, anche di morte, da parte dell’uomo. Oggi per quel folle gesto, Massimo Fassora è seduto sul banco degli imputati accusato dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli di tentato assassinio, ripetute minacce, vie di fatto e coazione. L’uomo ammette tutti i fatti ma nega, e questa è la tesi difensiva sostenuta dall’avvocato Elio Brunetti, di aver voluto uccidere la moglie. Il presidente della Corte, Mauro Ermani, durante il dibattimento, si è soffermato più volte sul carattere violento e incline alle minacce dell’imputato. Un carattere che il 28 febbraio del 2007 è sfociato in follia. Già, perché prima di mettere la moglie nel trita legna, Fassora aveva ripetutamente colpito la moglie con pugni in faccia e calci. Inoltre una volta dentro la macchina, dove la donna ci è rimasta per circa un’ora e mezza, l’uomo ha infierito con un pezzo di legno. “Perché l’ha fatto?” ha chiesto il giudice Ermani all’imputato. “Perché volevo parlare con calma ma lei continuava a insultarmi pesantemente” ha risposto Fassora. Quel giorno solo l’arrivo della polizia ha fermato quella drammatica situazione. La donna era riuscita a liberarsi e fuggire dalla finestra. Nel frattempo in falegnameria giunse come detto la polizia a seguito di una denuncia inoltrata dalla donna per le minacce di morte ricevute il giorno prima dal marito. Il falegname venne arrestato due giorni dopo. Il processo continuerà domani con l’audizione dei periti: un tecnico che si esprimerà sulla pericolosità della macchina trita legna, uno psichiatra che si esprimerà sulla personalità dell’imputato. La sentenza è attesa per giovedì. [email protected]
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