
In occasione del 1° maggio l’organizzazione per il lavoro in Ticino (TiSin), tramite un comunicato stampa, si esprime riguardo «alla fascia di lavoratrici e lavoratori più esposta al rischio di perdere il posto lavoro e alle conseguenze, di ordine economico e sociale, che ne deriverebbero.»
Prendendo in considerazione gli effetti connessi alla pandemia si esprime su come questi abbiano inciso sul mondo del lavoro: «hanno lasciato strascichi piuttosto rilevanti nel mondo del lavoro cantonale, caratterizzati da una percentuale sempre più elevata di lavoratrici e lavoratori che con la perdita del posto di lavoro sono scivolati nel limbo della disoccupazione, del precariato e sotto la soglia di povertà.»
Ciò viene messo in relazione anche all’«aumento dell’impiego di manodopera di provenienza estera» e «all’esagerato proliferare di contratti di lavoro precari (a ore e su chiamata) riscontrabili in alcune grandi e medie imprese, in particolare della grande distribuzione e del commercio, che hanno finito per impoverire il tessuto lavorativo locale esercitando una sorta di concorrenza sleale tra la manodopera di provenienza estera e quella locale.»
Questi fattori spingono il TiSin a ritenere necessario di «adottare un piano occupazionale e di reinserimento professionale a favore delle ticinesi e dei ticinesi disoccupati.»
In seguito chiede «che sia stabilito un nuovo rapporto di collaborazione tra le parti contrattuali basato su giusti equilibri di rappresentanza decisionale» e conclude dichiarando che «TiSin si adopererà con tutti i mezzi affinché si cambino tali regole che agevolano interessi che nulla hanno a che fare con quelli delle imprese e dei lavoratori.»
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