Ticino
UDC: “Il Governo si accontenta di dipendere dalla manodopera estera”
© CdT/Gabriele Putzu
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Marco Jäggli
4 anni fa
I democentristi ticinesi rispondono al Consiglio federale dopo il preavviso negativo al postulato di Piero Marchesi per la preferenza indigena nel settore sociosanitario

“Il Consiglio federale si accontenta di essere dipendente dalla manodopera estera”. Questo il titolo della risposta dell’UDC ticinese dopo la decisione del Consiglio federale di dare preavviso negativo al postulato presentato il 6 maggio da Piero Marchesi, Consigliere nazionale, in cui chiedeva al Governo di “elaborare una strategia a medio termine per rendere il sistema sociosanitario svizzero indipendente dalla manodopera estera”, che costituisce il 26% del personale. Tra i punti del postulato si chiedeva di “generare più interesse nei giovani per le professioni del settore (...) creando inoltre condizioni di lavoro e di carriera interessante”. Nello stesso postulato si chiedeva anche al Consiglio federale di far beneficiare i residenti “della preferenza nelle assunzioni del personale rispetto a chi proviene dall’estero”, questo proprio perché quello sociosanitario è “un settore strategico del Paese”, come evidenziato anche dall’emergenza Covid-19.

La risposta del Consiglio federale
L’Esecutivo ha risposto oggi a Marchesi, riassumendo, spiegando che il 26% di manodopera straniera nel settore sanitario ne sottolinea l’importanza, aggiungendo allo stesso tempo che è dal 2010 che il Governo sta promuovendo le professioni sanitarie, citando i numeri in forte aumento del personale formato in Svizzera nelle categori degli operatori sociosanitari, operatori socioassistenziali, infermieri SSS, e cure infermieristiche SUP. Il Consiglio federale ha inoltre specificato di aver già in elaborazione altre iniziative simili per il futuro, come il controprogetto indiretto all’iniziativa sulle cure infermieristiche, attualmente discusso in Parlamento, che prevederebbe altre misure per la formazione di personale qualificato nel settore sanitario in Svizzera. Per questi motivi, conclude il Governo, “le suddette considerazioni dimostrano che la Confederazione ha già definito una strategia, con apposite misure che sta attuando nella sua sfera di competenza. Un ulteriore rapporto non porterebbe alcun valore aggiunto”. Sulle stesse basi il Governo aveva anche rigettato una mozione simile proposta da Marina Carobbio.

L’UDC: “si mette la testa sotto la sabbia”
I democentristi ticinesi rispondono dichiarando che con questo parere “il Consiglio federale ritiene dunque che il 26% di personale operante nel settore sociosanitario proveniente dall’estero sia un dato virtuoso e non allarmante”. Per l’UDC infatti affidarsi al controprogetto indiretto all'iniziativa sulle cure infermieristiche, come sostenuto dal Governo, “significa mettere la testa sotto la sabbia e non voler vedere che i problemi da soli non si risolvono”. Il comunicato si chiude specificando che “ci si attende dal Parlamento maggiore coraggio e concretezza” e che la risposta dell’Esecutivo è “un motivo in più per sostenere il prossimo 27 settembre l’iniziativa per la Limitazione, così da reintrodurre la preferenza indigena, i contingenti e i tetti massimi”, oltre che, si legge, “a essere un toccasana per i settori strategici lo sono anche per il resto dell’economia”.

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