
Piazza Governo, 2021. È da qui che comincia il viaggio di Ticinonews nel tempo. Un ritorno al passato che ci conduce al 10 marzo 1878: quel giorno la maggioranza dei ticinesi stabilì che Bellinzona doveva diventare la capitale fissa del Ticino.
Un voto storico, uno dei tanti che figura nel nuovo archivio digitale creato dai Servizi politici del Cantone, con i risultati di tutte le votazioni cantonali dal 1830 ad oggi. La prima data 4 luglio e riguarda la genesi della Costituzione.
Si prosegue negli anni con un lungo elenco di modifiche costituzionali su concetti oggi per noi scontati, come la garanzia della libertà di stampa o il diritto di voto. Un percorso che, progressivamente, porta gli iscritti al catalogo dai 17mila di metà ‘800 ai quasi 30mila di fine secolo.
Con l’avvento del Novecento gli appuntamenti con le urne si focalizzano sempre più sui temi dell’istruzione. Non mancano però votazioni più curiose: nel 1903 i ticinesi dicono no alla cremazione facoltativa dei cadaveri. Nel 1926 viene accettata la legge sul ballo negli esercizi pubblici, a cui il Corriere del Ticino dedica un trafiletto il giorno dopo. Invano abbiamo cercato di capire a cosa si riferisse il giornalista parlando di chi auspicava “un freno maggiore agli abusi del ballo”.
Pensate che “l’introduzione di un consiglio comunale nei comuni con più di 1000 anime” è approvata solo nel 1925. In quegli anni le persone con diritto di voto superano le 40mila. Ma la vera svolta si ha a cavallo degli anni ’60 e ’70.
Dopo i 17mila no al suffragio femminile nel 1966, il 19 ottobre 1969 oltre 20’000 uomini approvano infatti i diritti politici delle donne. Una decisione maturata dal popolo, titola il CdT il giorno dopo. Gli iscritti al catalogo passano da 60 a 134mila.
Sono gli anni in cui si discute di assicurazione malattia, del numero dei deputati in Gran Consiglio e dell’aumento di quello necessario per le firme ad iniziative e referendum. A tenere banco verso la fine del secolo sono soprattutto i temi della fiscalità e dei soldi pubblici. Merita una citazione il no, nel 1999, alla legge sugli orari di apertura dei negozi. Un tema trascinatosi fino ai giorni nostri.
Arriviamo così alle votazioni più recenti: il 12 marzo 2006, 90mila ticinesi aboliscono il fumo negli esercizi pubblici. Il 22 settembre 2013 il popolo approva il divieto della dissimulazione del volto; il 14 giugno 2015 la famosa iniziativa Salviamo il lavoro: quella, per capirci, che fissa nella Costituzione il salario minimo.
Il 25 settembre 2016 i ticinesi respingono Basta dumping ma approvano “Prima i nostri”. Nel 2017 passa l’insegnamento della civica; nel 2019 viene respinta l’iniziativa “Giù le mani dalle Officine”. Respinta è anche il 9 febbraio 2020 quella sui costi per la legittima difesa, su cui ora siamo richiamati a esprimerci dopo l’annullamento sancito dal Tribunale Federale.
L’appuntamento è per questa domenica e sulla pagina del Cantone c’è già lo spazio che aspetta solo di essere riempito con un altro capitolo della storia.
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