
Porta diritto diritto a Lugano l’inchiesta sulla truffa che sarebbe stata architettata negli anni scorsi ai danni di Finpiemonte - la finanziaria regionale per lo sviluppo socio-economico del Piemonte - culminata con l’arresto dell’ex presidente, Fabrizio Gatti, accusato di peculato per oltre sei milioni di euro.
La vicenda risale al 2016 ma è tornata prepotentemente alla ribalta negli scorsi mesi in seguito ad alcune denunce formulate dai nuovi vertici dell’ente pubblico piemontese. Assieme a Gatti, come riferisce il quotidiano «La Stampa», sono finiti in cella anche altri due ex dirigenti di Finpiemonte, Pio Piccini e Massimo Pichetti, mentre nel registro degli indagati sono stati scritti i nominativi di diversi professionisti del capoluogo in qualche modo collegati all’uno o all’altro inquisito.
Secondo la Procura di Torino il terzetto avrebbe ideato il piano per sottrarre ingenti somme a Finpiemonte, e ad inguaiare l’ex presidente ci sarebbero tre bonifici a favore di terzi fatti da una banca di Lugano, dove proprio Finpiemonte - come scrive il quotidiano - aveva depositato 45 milioni di euro. Il primo risale all’inizio di giugno 2016 ed è di 2 milioni di euro, il secondo ammonta a un milione e 450 mila euro, mentre l’ultimo è del gennaio 2017 e riguarda un altro paio di milioni.
Maggiori dettagli nell'edizione odierna del Corriere del Ticino
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