Ticino
Troppi frontalieri: "Si introduca una clausola di salvaguardia"
©Gabriele Putzu
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Redazione
un anno fa
In una mozione inoltrata al Consiglio federale, Lorenzo Quadri chiede di tutelare il mercato di lavoro ticinese di fronte a una cifra "sproporzionata" di lavoratori d'oltreconfine, che non risponde "ad alcuna esigenza dell'economia".

Introdurre una clausola di salvaguardia per tutelare il mercato del lavoro ticinese, con lo scopo di fronteggiare il continuo aumento dei frontalieri "da troppo tempo insostenibile per il tessuto lavorativo e sociale del Cantone". È quanto chiede di elaborare il consigliere nazionale Lorenzo Quadri (Lega) al Consiglio federale alla luce dell'ultimo rilevamento dell'Ufficio federale di statistica, che attesta quasi 80mila lavoratori provenienti da oltre frontiera. "È evidente che una tale cifra, su una popolazione di circa 350mila abitanti, è del tutto sproporzionata e non risponde ad alcuna 'esigenza dell’economia'", sottolinea Quadri nella mozione indirizzata al Governo. Il consigliere nazionale mette in evidenza soprattutto l'esplosione del frontalierato nel settore terziario: "prima della libera circolazione delle persone, i permessi G attivi in questo settore erano circa 10mila, oggi sono cinque volte di più".

Il divario

Per Quadri tali cifre certificano ancora una volta "l'inutilità della preferenza indigena light". Inoltre, nonostante il nuovo accordo fiscale aumenti la pressione sui frontalieri, la differenza salariale tra Svizzera e Italia continua a rimanere importante. Anche il rafforzamento del franco sull'euro accresce notevolmente il divario: "un frontaliere che nel 2008 guadagnava 3000 franchi al mese, dopo averli convertiti in euro si trovava in tasca 1800 euro. Oggi lo stesso frontaliere, con lo stesso stipendio svizzero, di euro ne guadagna oltre 3100". Infine, rimarca ancora Quadri, con il nuovo accordo sui frontalieri, "il moltiplicatore comunale medio d’imposta applicato ai permessi G scenderà al 79% contro il 100% attuale; il che implica un importante sgravio fiscale a beneficio dei frontalieri".

Le misure nei due paesi

Il parlamentare leghista fa notare che l'Italia sta tentando varie misure per scoraggiare la partenza verso il Ticino di determinati profili professionali, in particolare in campo infermieristico. A livelli federale si assiste per contro "ad un generalizzato disinteresse nei confronti della situazione sul mercato del lavoro ticinese. Il Consiglio federale si nasconde dietro alle statistiche della SECO sulla disoccupazione, le quali conteggiano solo il numero degli iscritti agli URC, forniscono una visione distorta della realtà sul territorio".

La clausola di salvaguardia

Per Quadri è dunque più che mai attuale la necessità di elaborare una clausola di salvaguardia a tutela del mercato del lavoro ticinese. Ciò è nell’interesse della fascia di confine sia svizzera che italiana: "Un dialogo al proposito, in particolare con la Regione Lombardia, è certamente possibile e necessario", conclude il consigliere nazionale.