Decoder
"Troppa burocrazia, per questo le persone non chiedono gli aiuti sociali"
©Chiara Zocchetti
©Chiara Zocchetti
Redazione
4 mesi fa
Fra Martino Dotta commenta le cifre pubblicate ieri dall'Ufficio federale di statistica sugli aiuti sociali ricevuti dagli svizzeri lo scorso anno, secondo cui in Ticino il numero di chi ha chiesto un contributo è stabile, ma resta alta la quota di chi si rivolge alle associazioni sul territorio. "Non riusciamo più ad aiutare tutti", sottolinea Fra Martino Dotta.

Meno persone in Svizzera hanno ricevuto aiuti sociali nel 2023. Non solo, la quota del 2,8% è il valore più basso degli ultimi 19 anni. Naturalmente la situazione varia da cantone a cantone. A Neuchâtel, Berna e Zurigo le richieste di aiuto sociale sono calate maggiormente. La quota è invece aumentata nei cantoni di Nidvaldo, Ginevra e Vaud. E in Ticino? L’UST parla di cifre stabili: la quota di aiuto sociale è rimasta invariata al 2.4%. Secondo la capo sezione sostegno sociale Cristina Oberholzer Casartelli prendendo in considerazione anche l’anno in corso la tendenza è leggermente al rialzo.

"O non si sa di aver diritto a aiuti o si teme per il permesso B"

Cristina Oberholzer Casartelli parla di una maggior pressione sul mercato del lavoro molto più forte che a livello nazionale, con una concorrenza, anche a livello di stipendio, coi frontalieri. "Le categorie più vulnerabili sono certamente le persone sole che non hanno un nucleo familiare al quale poter chiedere aiuto e anche le persone che hanno passato i 40/45 anni". Ma "sappiamo che ci sono cittadini che sono in difficoltà e che non chiedono l'aiuto, perché non sanno di averne diritto o perché, se sono in possesso di un permesso B, temono che esso possa venir messo a rischio". 

Oberholzer Casartelli: "Le associazioni sono partner importanti"

E proprio per intercettare la povertà sommersa nell’autunno del 2023 è stato avviato un progetto con la città di Lugano e la fondazione Francesco di Fra Martino Dotta. In una situazione di difficoltà, con rincari in vari settori, molte persone devono cercare metodi alternativi per fare la spesa e sicuramente alcune associazioni sono un aiuto importante. "Questi partner sul territorio sono per noi preziosi, sono più vicini rispetto a noi alla popolazione sul territorio, vedono prima situazioni di difficoltà", spiega Oberholzer Casartelli.

Fra Martino: "La burocratizzazione porta alla rinuncia delle richieste di sostegno"

Sono riflessioni condivise da Fra Martino Dotta, direttore della Fondazione Francesco che gestisce le due strutture di aiuto sociale La Masseria a Lugano e Casa Marta a Locarno. Ticinonews lo ha interpellato per cercare di capire se le statistiche pubblicate oggi a livello federale siano uno specchio della realtà o se ne mostrino soltanto una parte. "Alle nostre porte bussano anche persone che non sanno di aver diritto alle prestazioni sociali o che non sanno quali procedure seguire, che addirittura decidono di non iscriversi in disoccupazione o di non chiedere l'assistenza per l'eccessiva burocratizzazione e la difficoltà a compilare formulari. In questa categoria ricordo gli anziani che non sempre accedono alle prestazioni complementari cui avrebbero diritto".

Anche le associazioni sono in difficoltà. "Sono preoccupato"

 Uno dei problemi, in questo quadro già complicato, è dovuto al fatto che le stesse Fondazioni dedite all'aiuto delle persone in difficoltà si trovano in difficoltà. Fra Martino conferma che, proprio per la mancanza di mezzi finanziari, sono stati rivisti i criteri di accesso al Fondo Solidarietà. "Il numero di richieste cu dobbiamo dire no è alto. Ci stiamo concentrando su aiuti finanziari nell'ambito delle spese sanitarie non riconosciute dalle assicurazioni sociali, sull'ambito prima formazione e qualifica lavorativa così come sui buoni buoni in spesa. E restano fuori persone che non possono pagare l'affitto o il leasing dell'auto... Fa male". Consiglia a chi ha bisogno di rivolgersi alle sue strutture, per poter essere reindirizzati agli uffici competenti e, se serve, per ricevere un pasto caldo. "La coperta, anche per le associazioni benefiche, è corta e questo mi preoccupa, perchè vuol dire che faremo più fatica a rispondere alle richieste di aiuto". 

La luce in fondo al tunnel? Per ora no, anzi...

 La situazione, insomma, è complessa. E lo è ormai da diversi anni: la pandemia, prima, la guerra e rincari che le sono conseguiti, ma anche l'inflazione con la crescita generalizzata dei prezzi, hanno messo in diffocltà molte persone. A Fra Martino Dotta abbiamo chiesto che cosa si aspetti da futuro: se, dal suo punto di osservazione, queste difficoltà sono destinate a perdurare nel tempo o se si intravede la famosa luce in fondo al tunnel. "Il mio timore è che stiamo entrando in un tunnel molto profondo di difficoltà che si perpetuano di anno in anno". Senza voler dare colpe, sottolinea come il fatto che lo Stato, a ogni livello, tagli sugli aiuti pubblici avrà una ripercussione sulle persone in difficoltà e sugli enti come il suo "che cercano di sopperire alle mancanze pubbliche". Come via di uscita, vede solo "ripensare la politica sociale in genere".