
Si apre oggi al Nazionale il dibattito sulla modifica di Legge sui trapianti. Rispetto agli altri paesi europei la Svizzera occupa i gradini più bassi per numero di donatori e circa 1’500 persone nei primi tre mesi del 2021 erano in attesa di un trapianto. Una situazione che si è aggravata con la pandemia. Ma già nel 2019 si è registrata una carenza di organi. Se la legge venisse accolta, il numero di donatori potrebbe crescere. Come mai e qual è la situazione?
Il Nazionale dibatte sulla modifica della legge sui trapianti
La Camera bassa del Parlamento è chiamata a discutere dell’iniziativa popolare “Favorire la donazione di organi e salvare vite umane”, che chiede di sancire nella Costituzione il modello del consenso presunto: se la persona non dichiara nulla si presume che sia favorevole alla donazione. Attualmente invece la donazione è considerata se la persona deceduta ha dato il suo consenso in vita. “Quando si fanno sondaggi, la popolazione svizzera è tendenzialmente favorevole alla donazione di organi”, spiega la consigliera nazionale e presidente di Swisstransplant Marina Carobbio ai microfoni di Teleticino. “Il problema è che le persone non esprimono la propria volontà in famiglia o non si iscrivono al registro nazionale, dove possono dichiarare la propria volontà. Al momento del decesso dunque i famigliari, quando vengono interpellati, nel dubbio spesso negano il consenso alla donazione”.
Scopo dell’iniziativa che verrà discussa oggi è quindi di aumentare il numero di donazioni. Il Consiglio federale ha proposto un controprogetto indiretto, in base al quale chi non intende donare i propri organi dopo la morte, dovrà dichiararlo formalmente quando è ancora in vita. Ma in mancanza di una dichiarazione, la facoltà di prendere una decisione ricadrà sugli stretti congiunti o una persona di fiducia. Si tratta quindi di un “consenso presunto allargato”, spiega ancora Carobbio, dove si terrà comunque conto dell’opinione dei famigliari.
L’esperienza di una famiglia ticinese
Teleticino ha raccolto l’esperienza diretta di una famiglia ticinese: vent’anni fa la figlia di Luciano De Lorenzi è stata salvata grazie a un trapianto: “Mia figlia è arrivata a casa, dicendo di non stare bene”, racconta De Lorenzi. “Allarmato l’ho portata dal medico, che l’ha ricoverata in ospedale. Il giorno dopo mi è stato comunicato che doveva essere trasportata all’ospedale di Ginevra perché aveva contratto l’epatite B e necessitava di cure speciali”. La figlia è stata poi messa sulla lista d’urgenza 1 a livello di Francia, Germania e Italia per trovare un fegato compatibile. In Svizzera infatti non c’era una persona donatrice che rispondeva ai requisiti della donna. “Mia figlia è stata salvata da un donatore dalla Francia, che resterà per sempre ignoto”. A seguito di questa esperienza De Lorenzi ha fondato un’associazione a sostegno delle donazioni di organi, l’associazione Amici Swisstransplant. L’adesione all’inizio è stata dura, spiega ai colleghi di Teleticino, ma una persona con la donazione di organi “può salvare dalle 5-6 persone”.
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