
È un "grave inconveniente", usando le parole del Servizio d'inchiesta svizzero sulla sicurezza (SISI), quello occorso il 13 ottobre 2015 a un aeromobile DHC-8-402 della Austrian Airlines che operava il volo Zurigo-Lugano per conto della Swiss.
In fase di atterraggio ad Agno l'aereo, con 55 passeggeri e 4 membri d'equipaggio a bordo, si era pericolosamente avvicinato al suolo, prima di riprendere quota e proseguire in direzione di Milano Malpensa, dove era infine atterrato. Da notare che a causa del maltempo già circa dieci minuti prima, un precedente volo di linea di un'altra compagnia aerea aveva interrotto il suo avvicinamento a Lugano, dirottando verso Milano Malpensa.
L'episodio riguardante il velivolo della Austrian Airlines era stato reso pubblico solo nel febbraio 2017, grazie a un articolo del quotidiano austriaco "Kurier" (vedi articoli suggeriti). Ma anche il SISI, nel suo rapporto finale pubblicato oggi, afferma di essere stato informato solo con grave ritardo.
O meglio, il 14 ottobre 2015 "un passeggero preoccupato, ex pilota di linea, aveva inviato un'e-mail al SISI", ma in virtù delle descrizioni ricevute "il SISI non era stato in grado di riconoscere alcun pericolo".
La compagnia aerea Austrian Airlines, dal canto suo, aveva notificato l'accaduto solo al Servizio d'inchiesta austriaco sulla sicurezza, che non aveva fatto proseguire la notifica ai colleghi svizzeri. Il SISI è così venuto a conoscenza "della reale portata del grave inconveniente" solo il 25 gennaio 2016 e ha aperto un’inchiesta tre giorni più tardi.
L'inchiesta si è ora conclusa e il SISI è in grado di ricostruire l'accaduto. "Alle 15:40 UTC, il velivolo di linea DHC-8-402, immatricolato OE-LGL con numero di volo LX 2912, è decollato con 55 passeggeri a bordo da Zurigo (LSZH) con destinazione Lugano (LSZA). A causa delle difficili condizioni meteorologiche, al momento dell’avvicinamento a Lugano, l’equipaggio ha discusso, oltre a un avvicinamento con circuito (circling) a nord-est del campo, anche un avvicinamento a vista attorno al Monte Caslano."
"Il comandante, dopo aver stabilito il contatto visivo con il suolo, ha disinserito l’autopilota alle 16:10 UTC" prosegue il SISI. "A causa delle nuvole basse a nord dell’aeroporto e a una presunta zona senza nubi attorno al Monte Caslano, l’equipaggio ha eseguito una virata a sinistra. Per non perdere il contatto visivo con il suolo, il comandante ha evitato lateralmente vari brandelli di nuvole, ha eseguito una virata con un angolo d’inclinazione medio (bank angle) di ca. 10° e l’ha terminata con una prua di ca. 260 gradi. Pochi secondi dopo, a ca. 500 piedi al disotto della quota di volo più bassa di 2200 piedi QNH, è avvenuto il primo allarme di prossimità del suolo "Pull up". Credendo che l’allarme fosse stato generato dalla montagna che aveva in vista, l’equipaggio ha eseguito una riattaccata inclinando il velivolo a sinistra. L’altezza minima registrata dal radioaltimetro sopra il suolo è stata di ca. 475 piedi. Dopo la virata a sinistra, l’equipaggio ha eseguito la procedura standard di riattaccata per il circuito di attesa sopra il punto di riporto PINIK. In base alle informazioni meteorologiche ricevute, l’equipaggio si è deciso in seguito per un atterraggio all’aeroporto alternato di Milano Malpensa, avvenuto senza complicazioni."
Secondo quanto accertato dal SISI, "l’inconveniente grave è stato causato da un avvicinamento pericoloso al suolo durante un avvicinamento a vista con una situazione meteorologica marginale, che ha potuto avvenire per un effetto combinato dei seguenti fattori causali: sviluppo e allenamento di una procedura d'avvicinamento a vista inadeguata da parte della compagnia aerea; insufficiente collaborazione delle autorità di vigilanza riguardo alla procedura d'avvicinamento a vista; interruzione tardiva dell’avvicinamento a vista."
Nel rapporto si legge che il comandante, un cittadino austriaco classe 1976, aveva già effettuato 69 atterraggi a Lugano, di cui 25 nei tre mesi antecedenti l'inconveniente.
"All’inizio dell’attività di volo a Lugano, il comandante è rimasto meravigliato della frequenza con la quale, a causa delle cattive condizioni meteorologiche, si doveva eseguire un atterraggio sull’alternato di Milano" scrive il SISI. "Egli non ha mai sentito una pressione commerciale a causa delle operazioni di volo o da parte della compagnia aerea Swiss incaricante. Inoltre ha dichiarato che su aeroporti come Lugano, Innsbruck o Brac in Croazia un hard warning non è niente di straordinario. Anche nell’avvicinamento con il circuito a nord-est dell’aeroporto il suono di un hard warning non è cosa rara. Questa è stata certamente una ragione per cui egli non ha considerato drammatica la situazione nella fattispecie."
L'Austrian Airlines ha infatti sostenuto che il comandante avrebbe "minimizzato" l'accaduto. Il gestore dell'aeroporto, dal canto suo, "ha dichiarato che i voli di avvicinamento a vista attorno al Monte Caslano, nel modo in cui si sono svolti fino al giorno dell'inconveniente grave, non sono mai stati eseguiti da nessun'altra compagnia aerea".
Lo stesso SISI afferma che le autorità austriache di vigilanza erano al corrente della procedura di avvicinamento elaborata da Austrian Airlines, ma che la stessa compagnia aerea aveva omesso di coinvolgere attivamente l'UFAC quale autorità responsabile. "Quest'ultimo è venuto a conoscenza della procedura solo due mesi più tardi e con scritto del 5 dicembre 2014 ha comunicato immediatamente alla compagnia che l'avvicinamento era da dichiararsi da subito non valido e che non poteva più essere eseguito, dato che non corrispondeva alle vigenti procedure e poneva seri problemi riguardo alla sicurezza dell'esecuzione" si legge nel rapporto, che bacchetta l'UFAC per aver esercitato "troppo poco" il suo dovere di sorveglianza sulle operazioni di volo della Austrian Airlines a Lugano.
Il SISI ha quindi deciso di non emanare avvisi di sicurezza, ma di chiedere all'Ufficio federale dell'aviazione civile (UFAC) una miglior supervisione sulle procedure di avvicinamento. "L'ultima riunione con i rappresentanti dell'aeroporto di Lugano è avvenuta nel 2005" si legge. "Questo remoto scambio di informazioni sulle operazioni di volo a Lugano è stato quindi riconosciuto come un deficit di sicurezza".
"Per questo motivo l'inchiesta ritiene come fattore causale l'insufficiente sorveglianza da parte delle autorità responsabili, che si è concretizzata in una mancata trasmissione e in una supervisione insufficientemente sostenibile delle operazioni di volo prima dell'inconveniente grave" conclude il SISI.
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