Crisi in Medio Oriente
Tra Israele e Iran è guerra, Frediani: "Un attacco programmato da anni"
15 ore fa
Israele attacca l'Iran. Lanciata nella notte un’offensiva mirata a colpire obbiettivi strategici, tra cui i siti nucleari. Mentre le prime informazioni parlano di 78 vittime e oltre 300 feriti, il primo ministro israeliano Netanyahu ha dichiarato che l’operazione, denominata Rising Lion durerà “finché necessario”. È stata immediata la risposta dell’Iran, che ha lanciato più di cento droni e promesso dolorose ritorsioni per l’attacco. A Ticinonews ne abbiamo parlato con un’esperta.

Erano le due ora svizzera di venerdì 13 giugno quando le prime esplosioni si sono sentite a Teheran. Per poi susseguirsi a Tabriz, e altre città, inclusa Natanz, il principale sito per l’arricchimento dell’uranio su larga scala in Iran. Israele aveva appena lanciato l’operazione denominata Rising Lion. “Un'operazione militare mirata per contrastare la minaccia iraniana alla sopravvivenza stessa di Israele. Abbiamo colpito al cuore il programma di arricchimento nucleare dell'Iran” ha ben presto commentato il Primo Ministro Israeliano Benjamin Netanyahu, aggiungendo che l’offensiva proseguirà finché necessario. Nel frattempo, le forze di difesa israeliane hanno spiegato che si tratta di attacchi effettuati a causa dell’accelerazione del programma nucleare iraniano negli ultimi mesi. Intanto, sono 78 le vittime e oltre 320 i feriti, stando a informazioni fornite nel pomeriggio da media iraniani. Ad essere stati uccisi anche scienziati del programma nucleare e alti ufficiali, tra cui il comandante delle Guardie Rivoluzionarie iraniane. Per aiutarci nell'analisi di quanto sta accadendo siamo collegati con Federica Frediani collaboratrice scientifica dell'USI e capo progetto del Middle East Mediterranean Summit (MEM Summit).

L’intervista

Ieri mattina ci siamo svegliati tutti con la notizia di questo attacco, Israele ha anche specificato che non si tratta di un'operazione ma di una vera e propria guerra. Ma era attesa una mossa del genere in questo momento?
“Era attesa, già da un po' di tempo che Netanyahu ambiva ad attaccare l'Iran, ma Trump gli aveva chiesto di non attaccarlo direttamente in questo periodo perché gli USA stavano negoziando con l'Iran un accordo sul nucleare. Quindi Trump, sebbene con il suo stile non sempre troppo diplomatico, stava comunque portando avanti un'iniziativa diplomatica per cercare di trovare un accordo con l'Iran. Per cui aveva chiesto a Netanyahu di pazientare, perciò è già da tempo che Netanyahu era pronto a sferrare questo attacco, che è stato preparato negli anni. Non è sicuramente stata una decisione improvvisa”.

 Ma perché proprio adesso se era già preparato da anni? Quali sono le condizioni che hanno fatto sì che si passasse all'azione?
“Le condizioni che hanno dato il via all’attacco sono da ricondurre al fatto che l'Iran si è indebolito rispetto a qualche tempo fa. Quelli che per anni sono stati i suoi alleati, ovvero Hezbollah in Libano e Hamas a Gaza – da noi definiti proxy – sono profondamente indeboliti. Quindi l'Iran si è a sua volta indebolito internamente a causa dei dissensi all’interno della società. E questo economicamente a causa non solo delle sanzioni, ma anche dell'inflazione dilagante. I proxy, essendo più deboli, non possono inoltre intervenire nella regione contro Israele. L'unico probabile rischio è attualmente rappresentato da un intervento degli houthi in Yemen”. 

L'Iran, seppur indebolito, ha promesso una risposta forte, immediata e dolorosa per Israele. Si rischia un'escalation o tutto potrebbe risolversi in poco tempo?
“Questo è un attacco diverso da quello di aprile 2024. È sicuramente più grave, anche per l'Iran. Bisogna capire quali sono i danni che sono stati inferti alle strutture nucleari iraniane. Le possibilità di ritorsione sono diverse, ed è sempre difficile fare una previsione realistica, soprattutto nell'immediato. Si tratta di capire quali sono le situazioni interne in Iran e quali sono stati i danni che sono stati arrecati alle strutture. Bisogna anche ricordare che l'Iran potrebbe decidere di non intervenire in maniera convenzionale, ma di farlo con attacchi terroristici, magari anche in Europa. Quindi anche da questo punto di vista bisogna attendere le prossime ore e i prossimi giorni. Sicuramente è un grave attacco che l'Iran sta subendo, pertanto vorrà rispondere in qualsiasi modo, facendo vedere che pur essendo debole ha la possibilità di reagire e rispondere a Israele. Anche perché le ragioni interne non sono solo riguardanti la politica interna nazionale”.

Israele sostiene di essere intervenuto come attacco preventivo contro il programma nucleare iraniano che rappresentava una grave minaccia e tra gli obiettivi colpiti figura proprio il sito di arricchimento dell'uranio di Natanz. Proprio ieri il Consiglio dei governatori dell'agenzia internazionale per l'energia atomica ha adottato questa risoluzione che  condanna l'Iran per mancato rispetto dei suoi obblighi nucleari. Potrebbe essere dunque una strategia per impedire che l'Iran abbia delle armi nucleari?
“Sicuramente l'Israele – ma non solo – non ha alcun interesse che l'Iran acquisisca un'arma nucleare. Anche questo weekend l'inviato speciale degli Stati Uniti Steve Witkoff doveva recarsi in Oman per avere questi negoziati indiretti con l'Iran sull’accordo sul nucleare. Perciò, Israele non ha sicuramente interesse che l'Iran abbia un'arma nucleare, come non hanno interesse nemmeno altri attori della regione, compresa l'Arabia Saudita e in primis gli Stati Uniti. Questo accordo sul nucleare era quindi volto a rallentare, o comunque porre delle condizioni, per rallentare lo sviluppo dell'arma nucleare. Chiaramente lo stile di negoziazione di Trump non è stato uno stile prettamente diplomatico, ma che ha anche imposto anche delle condizioni che sono state recepite dall'Iran come irricevibili”.