
Ma il Ticino sta diventando il rifugio dei criminali italiani? È quanto in molti si chiedono, dopo la notizia del rilascio del permesso di soggiorno a Raffaele Sollecito, dapprima condannato a 25 anni di carcere per l'omicidio di Meredith Kercher, poi assolto e ora nuovamente convocato a processo. Certo, Sollecito è un uomo libero, al momento non pende nessuna condanna sul suo capo per cui è libero di andare dove vuole. Ma il suo non è un caso isolato, anzi. Vi sono molti altri cittadini italiani che, nonostante siano stati condannati nella vicina Penisola, vivono indisturbati nel nostro Cantone. Un caso tornato di recente all'onore delle cronache è quello di Vincenzo Canese, truffatore ligure condannato a sette anni e due mesi di carcere in Italia, ma che conduce una vita normale a Mendrisio. In prigione non ci è stato nemmeno per un giorno. In compenso, a quanto pare, nel nostro Paese ha trovato un impiego presso la Billag, che è pur sempre un'azienda dipendente dallo Stato. Nel nostro Cantone, a Lugano, vive da decenni pure uno dei 30 latitanti più pericolosi d'Italia, Michele Antonio Varano, "l'uomo delle bionde". In Svizzera ha dovuto sì affrontare il maxi processo per la cosiddetta mafia delle sigarette, processo in cui venne assolto dalla procura di Bellinzona, ma non è mai stato consegnato alle autorità italiane, malgrado sia stato emesso un ordine di cattura internazionale. Varano, in Italia, è ricercato per associazione per delinquere di tipo mafioso, contrabbando di tabacchi e tutta una serie di altri gravi reati. Di cui verosimilmente non risponderà mai, visto che le autorità elvetiche rifiutano l'estradizione "non essendo i reati stati compiuti su territorio elvetico." Non si può non citare, poi, il terrorista Alvaro Lojacono Baragiola, il quale ha sì scontato 11 anni di carcere nel nostro Paese ma, grazie alla doppia nazionalità italiana e svizzera, ha evitato condanne ben più pesanti, tra cui l'ergastolo, emesse in contumacia in Italia a seguito di diversi processi, tra cui quello per l'uccisione di Aldo Moro. Baragiola, tra l'altro, è stato pure collaboratore esterno a tempo parziale per la RSI. La lista potrebbe proseguire. Ma per capire il quadro generale, cioè in quali casi una persona viene estradata e in quali no, ci siamo rivolti a un avvocato penalista della piazza luganese, Filippo Ferrari, che ci ha fornito le necessarie spiegazioni. “La questione dell’estradizione si pone solo se una domanda di estradizione viene presentata dall’autorità estera, dopo l’esecuzione di ordine di arresto internazionale, che quindi deve essere stato emesso” spiega l’avvocato Ferrari. “Nel caso concreto di Raffaele Sollecito non vedo come, ora, possa essere emanato ordine di arresto, se non, in caso di condanna a seguito di decisione definitiva, quindi dopo il previsto rifacimento del processo di appello e dopo la decisione della Corte di Cassazione, in caso di ulteriore ricorso. Unica possibilità di arresto ora (e quindi di successiva eventuale domanda di estradizione), sarebbe in caso di attuale concreto pericolo di fuga, ciò che non mi pare il caso.” In pratica Sollecito potrà stare in Svizzera ancora per un bel po’ di tempo, almeno fino alla decisione della Cassazione sulla prossima sentenza che verrà emanata nei suoi confronti. E magari anche dopo. Per quanto riguarda gli altri casi, l’avvocato Ferrari, senza riferirsi alle persone da noi indicate, spiega “che in alcuni rari casi l’estradizione non può essere concessa, per esempio se la persona oggetto della domanda detiene la nazionalità del paese in cui si trova”. Un cittadino svizzero, come lo è Baragiola, non viene estradato dalla Svizzera, quindi. Ma vi è pure un’altra possibilità per evitare l’estradizione, “cioè se è venuto meno il requisito della doppia punibilità (ciò che è punibile nello stato r
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