
In centosessantadue pagine il giudice Mauro Ermani ha spiegato nel dettaglio perché il 27 gennaio ha condannato a dieci anni di carcere Marko Tomic e Ivica Grgic. I due ragazzi vennero riconosciuti colpevoli di omicidio intenzionale. Della morte di Damiano Tamagni, avvenuta un anno prima al carnevale di Locarno, la notte tra il 1° e il 2 febbraio. Il terzo imputato, Ivan Jurkic, fu invece riconosciuto colpevole di semplice aggressione, e condannato a 2 anni e mezzo di detenzione. Le motivazioni della sentenza sono state trasmesse oggi alle parti. Solo gli avvocati Yasar Ravi e Francesca Perucchi, legali di Tomic e Grgic, hanno annunciato ricorso contro le pene. Ora hanno venti giorni di tempo per decidere se confermare l’appello in seconda istanza. Il cuore delle motivazioni riguarda la questione del dolo eventuale, sulla quale si è retta l’accusa di omicidio intenzionale sostenuta dalla procuratrice pubblica Rosa Item e confermata dalla corte presieduta da Mauro Ermani. Il punto centrale riguarda i calci che Grgic e Tomic sferrarono a Damiano Tamagni, già a terra, colpendolo alla testa. Entrambi, secondo il giudice Ermani, non potevano non prendere in considerazione il rischio di uccidere il giovane con i loro colpi. Le motivazioni riprendono nel dettaglio quanto il giudice già disse in aula la sera della sentenza, al termine di una camera di consiglio durata tredici ore. E spiegano perché la Corte ha deciso di dar credito alla perizia dell’accusa e non a quella della difesa, secondo la quale la morte di Damiano potrebbe essere stata provocata da un pugno. Cosa che non avrebbe comportato il dolo eventuale e avrebbe fatto cadere il reato di omicidio intenzionale. Ma l’autopsia, ricorda il giudice nelle motivazioni, non ha individuato segni sul volto della vittima nei punti in cui sarebbero stati sferrati i pugni. [email protected]
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