Ticino
Supsi, un centro per i cambiamenti climatici
Redazione
3 anni fa
La nuova realtà riunisce 50 ricercatori di vari istituti e vuole contribuire attivamente a rispondere alle crescenti emergenze climatiche. Scapozza: “Il centro nasce oggi, ma ha delle radici in attività che hanno decenni”

Che le temperature siano sempre più in rialzo è ormai cosa nota a tutti, ma se ci fosse bisogno di ulteriori conferme basta far parlare i numeri portati, a titolo d’esempio, da Silvio Seno, direttore del Dipartimento ambiente, costruzione e design della Supsi. Dal 1980 la temperatura del lago di Lugano è aumentata di quasi 1°C ogni 10 anni. Dati locali, questi, su cui intende concentrarsi il nuovo Centro di competenze cambiamento climatico e territorio, presentato ieri in conferenza stampa al Campus Supsi di Mendrisio: una realtà che riunisce 50 ricercatori di vari istituti e a cui collaborano anche il Dipartimento del Territorio e TicinoEnergia. Insieme, lavorano a circa 80 temi che toccano il cambiamento climatico, come ad esempio lo sviluppo di sistemi di sorveglianza e delle misure integrate di controllo delle zanzare. Ma non solo.

“Necessari dati e riposte locali”
“Un conto è dire ‘la catena alpina si comporterà in un certo modo rispetto al cambiamento climatico’” ha spiegato Seno ai microfoni di Ticinonews. “Diverso è invece andare a vedere cosa succede in un Cantone come il nostro che è esposto verso sud e che ha una certa conformazione”. Avere una serie di dati locali è importante in quanto vanno a combinarsi a quelli generali anche per dare risposte locali, spiega sempre Seno. Dati che, beninteso, già da decenni vengono raccolti. La novità è proprio la messa in rete di tutti gli ambiti legati alla sfida.

Basta solo 1°C per fare la differenza
“Per l’essere umano 1°C in più o 1°C in meno vuol dire che uno è sano e l’altro invece è costretto a letto” ha spiegato Michele Fasciana, Capo Ufficio dell’aria, del clima e delle energie rinnovabili. “Il lago soffre nello stesso modo: se si alza la temperatura magari riescono a penetrare delle specie animali che prima non c’erano e magari vanno a soppiantare la fauna ittica che già conosciamo”. Se la temperatura del lago sale, spiega sempre Fasciana, evaporerà sempre più acqua che porterà inevitabilmente a importanti precipitazioni. “Se l’acqua delle falde si abbassa vuol dire che il nostro terreno diventa sempre più secco” di conseguenza lo scroscio d’acqua non riuscirà a penetrare nel suolo in quanto diventato praticamente impermeabile, portando l’acqua “a scivolare sopra per poi arrivare a fondo valle dove le barriere non sono pensate per questa massa d’acqua e quindi cedono”. Una sorta di effetto domino, quindi.

3 macroaree di lavoro
Tutto è connesso e, nel nuovo centro, raggruppato in tre grandi macroaree di lavoro. La prima è lo studio del clima passato. La seconda è come adattare la nostra vita ai fenomeni climatici estremi, si pensi ad esempio alla definizione delle zone di pericolo e alle relative opere di protezione. La terza è come ridurre il più possibile le emissioni puntando ad esempio sulle rinnovabili e sulla mobilità sostenibile. Ma non siamo in ritardo? “Il Centro competenza nasce oggi come Supsi, ma ha delle radici in attività che hanno decenni” ha precisato Cristian Scapozza, responsabile del nuovo Centro. “È quindi il momento di tirare insieme dalla stessa parte per poter rispondere a questo problema che diventerà sempre più acuto nei prossimi decenni”. Ma il contributo ticinese non è solo una goccia nell’oceano? “È vero”, ha confermato Seno, ma ha voluto precisare che “l’oceano è fatto da gocce, possiamo sviluppare soluzioni che possono essere utili anche fuori dal Ticino”.

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